Politica

Gli esegeti del Vangelo «à la carte»

di Alessandro Gnocchi

S ui quotidiani si moltiplicano gli esegeti del Vangelo, in particolare delle parole di Gesù Cristo. Il «metodo» è di una povertà intellettuale da record. Prendi una frase di Gesù, la isoli dal contesto, la interpreti alla lettera o in senso metaforico, a seconda della convenienza. Poco importa che le parole di Gesù siano state fonte di studi millenari sul loro significato e sul modo corretto di tradurle. Poco importano le biografie che hanno cercato le tracce del Gesù storico. Poco importano i dubbi laceranti della fede, che attanagliano i credenti. Poco importa la dottrina della Chiesa. Gli esegeti della domenica, specie quelli atei, hanno tutto chiaro. Ed ecco che il Gesù à la carte è un alleato nelle battaglie politiche di giornata. Abbiamo dunque il Gesù sovranista della Lega, quello anti-sovranista di Famiglia Cristiana, quello «buonista» a favore dell'accoglienza, quello «responsabile» contrario alle carrette del mare, quello marxista ante litteram, quello neoliberista. Hanno reclutato perfino Barabba: la plebe che ha deciso di salvarlo dalla morte al posto di Gesù sarebbe un esempio di democrazia diretta finita male. A questo malvezzo non si sono sottratti nemmeno i cardinali, che hanno tirato in ballo un passo del Vangelo: «Ero straniero e mi avete accolto». Neanche un accenno al fatto che Gesù non avesse in mente le navi delle Ong ma il giudizio universale. Ma chi se ne frega, l'importante è schierare Gesù nella propria squadra. «Ama il prossimo tuo come te stesso» non è uno slogan da sventrare nella macelleria della politica ma una frase abissale: se l'uomo è misura dell'amore, diventa fondamentale amare se stessi. Ma a volte il problema è proprio quello: volersi bene. Benedetto XVI si è occupato del tema molte volte. Nel corso di una udienza nel 2006, Ratzinger attirò l'attenzione sulla diversa formulazione nel Vangelo di Giovanni: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Qui la misura dell'amore non è l'uomo ma Gesù. Un altra frase abissale: in quale modo, noi creature limitate, possiamo amare come ci ha amati Gesù, figlio di Dio? E poi: chi è «il prossimo»? E lo «straniero»? Domande simili non fermano politici e editorialisti. Porre Gesù alla base delle proprie idee (e azioni) è giusto per i credenti e ragionevole perfino per i non credenti. Meglio però ricordare che Gesù non è iscritto ad alcun partito. Tirarlo per la giacchetta è assurdo. Per favore, cari esegeti del piffero andate a...

pregare.

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