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Il "like" di Renzi che svela la sua tentazione: un nuovo partito che corteggi gli azzurri

Alla Leopolda senza simboli Pd. E sui social promuove la marcia al centro

Il "like" di Renzi che svela la sua tentazione: un nuovo partito che corteggi gli azzurri

Roma Un like può essere un indizio: Matteo Renzi comincia a valutare concretamente l'idea di staccarsi con il proprio gruppo dal Pd, sempre più a trazione comunista, per dar vita a un movimento liberale ed europeista improntato al modello Macron. Il like, che segna il cambio di passo nella strategia renziana, arriva nella sera di San Lorenzo. Nella notte delle stelle cadenti e dei desideri nascosti: il rottamatore con il suo profilo ufficiale «promuove», con tanto di like pubblico, un post (l'ennesimo) con cui Luca Ronchi, il fondatore della pagina «Liberali con Renzi», oggi trasformata in «Per un nuovo movimento di Matteo Renzi», chiede all'ex segretario dei dem di fondare un partito.

E se Renzi avesse davvero deciso di rompere? Stanco anche per l'indifferenza dei vertici attuali del Pd dopo l'ennesimo attacco grillino nei suoi confronti per via dell'inchiesta, che coinvolge il marito della sorella, sui fondi per la beneficenza dell'Unicef. Nel post, l'imprenditore bergamasco sprona Renzi al passaggio sul Rubicone, senza più esitazioni: «Matteo Renzi sai quando finirà tutto questo? Quando annuncerai un tour per l'Italia per la nascita di un nuovo movimento liberale federalista. Un bel polo centrista liberale con Antonio Tajani». Il like svela una tentazione. Una prospettiva che esiste. E soprattutto la spinta di una parte dei fedelissimi, da Sandro Gozi e Maria Elena Boschi, a sganciarsi dal Pd. Suggestioni social a parte, nel progetto renziano sono due i passaggi che determineranno la scelta: regionali di autunno e congresso del Pd. La prima tappa sono le regionali in Trentino, Basilicata e forse Abruzzo, che si terranno tra ottobre e novembre. Renzi segue con attenzione l'evoluzione nel centrodestra. La Lega, sempre in preda al fascino grillino, ha annunciato l'intenzione di rompere l'alleanza con il centrodestra in Abruzzo. I renziani attendono le mosse di Forza Italia: il vicecoordinatore Antonio Tajani ha già chiarito che non è all'ordine del giorno un'alleanza con il Pd. Affermazione che però andrebbe rivista, se Renzi rompesse con il Pd: in quel caso si avvierebbe un dialogo non con il Pd ma con un movimento nuovo, centrista, europeista, liberato dal vecchio retaggio dell'ex Pci.

C'è poi da valutare la legge elettorale per le regionali, che non contempla il ballottaggio: una corsa solitaria di Forza Italia si rivelerebbe suicida. E un'alleanza con un movimento renziano resta opzione da non scartare. Sempre in autunno si terrà la nona Leopolda: dal 19 al 21 ottobre, Renzi radunerà a Firenze la propria corrente. Niente simboli del Pd, niente leader di partito. Il tema della nona edizione del raduno renziano sarà «Ritorno al futuro»; l'ex segretario ha già precisato che sarà un evento che andrà oltre i confini del Pd. Le prove generali della nascita di un partito renziano? In tanti sono pronti a scommettere che in quella data Renzi scioglierà la riserva: rompere o giocarsi la partita nel Pd.

Nel Pd, appunto. Il congresso è il secondo passaggio cruciale, e forse decisivo, nella prospettiva renziana: ad oggi, il gruppo dell'ex capo del governo è spaccato. Non c'è un candidato unitario forte e competitivo: Graziano Delrio e Matteo Richetti si sono già staccati. Maria Elena Boschi vorrebbe correre per sfidare Zingaretti. Luca Lotti suggerisce di restare nel Partito. Renzi ha due opzioni: candidarsi lui personalmente (ipotesi smentita che però resta sul tavolo) per unire il gruppo oppure mandare un suo fedelissimo verso la sconfitta.

In quel caso, la disfatta al congresso accelererebbe l'uscita dal Pd e la nascita, prima delle elezioni europee, della lista renziana.

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