Cronaca locale

Milano, degrado choc in metro: gambe maciullate dalla droga

Riverso sugli scalini della metropolitana, un ragazzo di circa 25 anni se ne sta con le gambe squarciate dalla droga di fronte all'indifferenza dei pendolari

Milano, degrado choc in metro: gambe maciullate dalla droga

È una normalissima domenica. Stazione di Milano Rogoredo. Prima di salire in metropolitana, scendendo le scale, una scena che - forse - nessun turista o cittadino dovrebbe vedere: un ragazzo talmente tanto drogato da addormentarsi in una posizione assurda. Irrazionale. Ma il vero orrore emerge dalle sue gambe: completamente maciullate da quella "roba" che lo ha reso un essere (quasi) senza vita.

A guardarlo da lontano sembra poco più di uno zaino. È ripiegato su se stesso come un sacchetto della spazzatura, dondolante in un equilibrio instabile. E invece è un ragazzo, probabilmente di 25 anni. Nell'aria c'è paura, lo si legge nei volti dei pendolari costretti a passargli di fianco per scavalcarlo come fosse un sacchetto della spazzatura.

Eppure quel ragazzo ha le gambe squarciate dalla droga. Forse crocodile o shaboo, sostanze micidiali i cui effetti producono la macerazione della pelle. Il pus riga le gambe del giovane. Scende copioso verso i calzini. Da vicino emerge la carne viva. È lo schifo della droga, la droga che rovina la vita e ti rende un verme senza anima piegato su due scalini.

A osservarlo si rimane a pensare a quel ragazzo, a cosa lo spinge a drogarsi in quel modo, a quella roba che si inietta per stare bene (?). Si inizia a pensare a quelli che, come lui, cercano nella droga un po' di pace. Ma che pace non è. Chi ha scattato la foto e la riguarda sul cellulare prova impressione. E nell'osservarla rimane in silenzio.

Sarebbe potuto capitare a chiunque di vedere quella scena. Una scena che nessuno vorrebbe mai vedere. Forse. Quelle gambe squarciate non sono sintomo di benessere e forse osservarle da vicino permettere di capirlo. Quella gambe sono sintomo di disagio e problemi.

E per nessuno quella scena di una normalissima domenica deve diventare la normalità.

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