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Gli 007 e la nuova minaccia in casa: le "madri Isis" che allevano killer

In Inghilterra la prima condanna a una donna che istigava le figlie a colpire. Ce ne sarebbero centinaia pronte a imitarla

Gli 007 e la nuova minaccia in casa: le "madri Isis" che allevano killer

Le chiamano «madri del terrore» e sono il nuovo incubo degli 007 che seguono i militanti dell'Isis rientrati in Inghilterra. Un incubo fin qui, molto sottovalutato, ma assai reale. La prima di queste cellule - guidata da una madre che dopo aver spinto le due figlie ad aderire all'Isis le incoraggiava a colpire in Gran Bretagna - è già stata neutralizzata. Lo scorso giugno la 22enne Rizlaine Boular è stata condannata a 16 anni per aver progettato, con la madre Mina Dich e la sorella Safaa, un attacco a colpi di coltello attorno a quel Palazzo di Westminster dove nel marzo 2017 un lupo solitario dell'Isis uccise cinque persone. Lo stesso Palazzo del Parlamento dove ieri sarebbe stato tentato un nuovo attacco.

Le prime a descrivere la nuova minaccia sono Joana Cook e Gina Vale, due ricercatrici del «Centro Internazionale per lo Studio della Radicalizzazione» del King's College di Londra. Lo studio pubblicato a luglio e intitolato Da Daesh alla Diaspora, sulle tracce di donne e minorenni dell'Isis descrive il ruolo delle donne dello Stato islamico e il rischio che la scarsa attenzione dedicata a quelle tornate in patria favorisca la nascita di cellule di Amazzoni del terrore. O, peggio, di levatrici dei nuovi lupi solitari. Secondo la ricerca l'antiterrorismo ha largamente ignorato il ruolo delle 145 donne e dei 50 minorenni unitisi alla brigata di 850 jihadisti che tra il 2013 e il 2017 ha lasciato il Regno Unito per raggiungere il Califfato. Il disinteresse per una componente considerata meno pericolosa rispetto a quella maschile ha reso più agevole il loro ritorno in patria.

Proprio per questo il numero delle militanti con prole rientrate dal Califfato rischia di essere assai più considerevole rispetto ai casi di due sole donne e quattro minori rilevati a fronte di 425 terroristi tornati nel Regno Unito. Ma a preoccupare è anche il livello qualitativo della minaccia. «Riteniamo scrivono le ricercatrici che alcune donne rappresentino una particolare minaccia () in base al ruolo ricoperto nell'ambito della sicurezza, all'addestramento ricevuto () e alla potenziale capacità di utilizzare altrove queste loro capacità o trasferirle ai figli». Stando alla ricerca il ruolo delle donne dell'Isis si è progressivamente evoluto trasformandole da semplici mogli o attrici collaterali in vere e proprie guerriere capaci di combattere in prima linea, di trasformarsi in attentatrici suicide o di pianificare attacchi terroristici.

Per giustificare l'allarme il rapporto cita, innanzitutto, il caso della cellula di dieci donne, quattro delle quali avevano sposato via internet dei combattenti del Califfato, pronte a mettere a segno attentati suicidi per boicottare le elezioni parlamentari del 2016 in Marocco.

Ma il precedente peggiore resta quello tutto inglese di mamma Mina e delle figlie Rizlaine e Safaa, il terzetto di donne guerriere bloccate a Londra a pochi giorni dalla realizzazione del primo attacco firmato dalle «madri del terrore».

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