Cultura e Spettacoli

Che bravo Paul Newman che fa il detective

Non si può considerare un grande regista Jack Smight. Scartabellando il suo libro tutt'altro che d'oro, di passabile troviamo soltanto La truffa che piaceva a Scotland Yard (1966), Non si maltrattano così le signore (1968) e Airport '75 (1974). Ovvero un giallorosa, un thriller e un esemplare del cinema catastrofico. Detective's Story (21.15 La7), girato nel 1966, è tratto dal romanzo Bersaglio mobile di Ross MacDonald, in cui appare per la prima volta il detective Lew Archer. Il quale però nel film, ambientato a Los Angeles, si chiama, chissà perché, Lew Harper. Dunque il nostro scalcinato detective privato (Paul Newman) è ingaggiato dalla seducente inferma Elaine Sampson (Lauren Bacall): mio marito, il banchiere Ralph, è scomparso. Ispezionando uno strano tempio costruito sulla montagna da un fanatico religioso foraggiato dal miliardario, scopre un'organizzazione per importare manodopera fuorilegge. Ed ecco una lettera che prova il rapimento. Chi sa qualcosa? La disinvolta figlia del paperone Miranda (Pamela Tiffin), il suo amichetto Alan Taggert (Robert Wagner), la pianista morfinomane Betty Fraley (Julie Harris), l'avvocato Albert Graves (Arthur Hill), l'ubriacona Fay Eastbrook (Shelley Winters) o il trafficone Dwight Troy (Robert Webber)? Il film, fornito di una buona suspense, intricato senza essere ermetico, riesce a non disperdersi fra i troppi personaggi (la maggior parte destinata all'aldilà) e gli svariati colpi di scena. Lauren Bacall, vedova Bogart, guida una superba schiera di femmine.

Ma ci vuol altro per far capitolare gli occhi blu di Paul Newman.

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