Cultura e Spettacoli

Ma l'arte non risponde alle quote rosa

Ma l'arte non risponde alle quote rosa

Le quote rosa, accettabili (già qui con riserva) nei consigli di amministrazione e nella politica, sono quanto di più lontano possa esistere dal riconoscimento del talento artistico.

Una inclinazione naturale che - grazie a Dio e nonostante le femministe - non passa dall'appartenenza di genere. Arte e sessismo (o per lo meno: l'accusa di sessismo quando si parta di arte) non hanno nulla a che fare. Ecco perché la lettera pubblicata ieri da Le Figaro in cui alcune associazioni di categoria si lamentano della scarsa presenza di registe in concorso alla Mostra del cinema di Venezia è comprensibile se segnala un problema generale (quello di incentivare le opportunità delle donne nel mondo del cinema, compito che comunque non compete a un evento come quello di Venezia) ma diventa ambigua quando vuole «suggerire» ai direttori dei festival di scegliere le opere anche in base al sesso del regista invece che esclusivamente della qualità del prodotto.

Quella di Venezia è una mostra di arte cinematografica, non un cineforum di Se Non ora Quando, e il direttore assieme alla sua squadra di fidati selezionatori (su sette tre sono donne, peraltro) ha il dovere, di fronte al pubblico, di fronte alla critica e di fronte ai cineasti di tutto il mondo, di scegliere come meglio crede i film da portare al Lido. Senza distinzioni o condizionamenti di sesso, di razza o di religione degli autori. Anche perché, se così fosse, Venezia non sarebbe - come invece è - l'appuntamento più importante al mondo per l'arte cinematografica. Se accettiamo, come si sostiene da più parti, che la Mostra di Venezia sia da anni a livelli di eccellenza per la qualità del suo concorso, allora si deve riconoscere il fatto che Barbera e i suoi collaboratori abbiano raggiunto l'obiettivo proprio perché non si sono mai fatti influenzare dai generi, sia cinematografici sia sessuali (nota a margine: forse le femministe non hanno notato che le sezioni più attente alle nuove tendenze estetiche ed espressive come Orizzonti/Cortometraggi siano strapiene di donne).

In Italia quest'anno abbiamo già rischiato una cinquina dello Strega tutta al femminile, e soltanto per questioni di #metoo e non di qualità.

Vedere Venezia inabissarsi nella retorica delle quote rosa al cinema - #MaAncheNo - sarebbe davvero troppo.

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