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Scatta subito lo sciacallaggio Di Maio-Renzi, rissa sui soldi

Il grillino: Pd pagato da Benetton. Il dem: il mio governo non ha preso un centesimo, chi lo dice è un bugiardo

Scatta subito lo sciacallaggio Di Maio-Renzi, rissa sui soldi

La conta dei morti di Genova non si è neppure conclusa, ma la macchina della propaganda sulla tragedia funziona a pieno ritmo.

Il governo, dal premier Conte al suo vice Di Maio, ha annunciato urbi et orbi la revoca della concessione ad Autostrade. Ma ieri è iniziata la precipitosa marcia indietro, con il ministro Toninelli che parla di revoca «eventuale» e i Cinque Stelle che spiegano che si farà solo «se ci fossero le condizioni», mentre la Lega propone una «trattativa» con Autostrade. Il tutto mentre in un lungo sproloquio via blog Beppe Grillo si scaglia contro i «parassiti privati» che gestiscono concessioni e chiede che sia fissato «un limite etico ai loro profitti», accusando i media (ovviamente venduti) di coprirli: «I pettegoli pagati da questi signori sono già scatenati a proteggerli».

Intanto si provvede ad additare alla pubblica gogna colpevoli per tutti i gusti, via social e dichiarazioni: i Benetton, i governi precedenti, il Pd, la Ue (che replica per le rime), persino la stampa internazionale che accusa i «populisti di governo» di sparare troppe balle e il M5s di impedire la realizzazione di nuove e migliori infrastrutture.

Di Maio inizia di buon mattino, accusando in pratica il Pd di aver preso soldi dai titolari di Autostrade: «Nello Sblocca Italia nel 2015 fu inserita di notte una leggina che prolungava la concessione ad Autostrade in barba alla concorrenza. Si è fatta per finanziare le campagne elettorali». E minaccia: «Scoperchieremo tutto e il marcio verrà a galla. Tanti, troppi favori da giustificare. Se non ci diranno perché, lo scopriremo noi». Di Maio punta anche il dito contro Matteo Renzi: «Che non dice niente delle fondazioni legate a doppio filo col suo partito. La sua parola per gli italiani vale zero», afferma.

L'ex segretario dem replica con durezza: «Utilizzare una tragedia per attaccare gli avversari, mentendo, dà il senso della caratura morale e politica del vicepresidente del Consiglio», scrive Renzi. «Chi come Luigi Di Maio dice che il mio governo ha preso i soldi da Benetton o Autostrade è tecnicamente parlando un bugiardo. Se lo dice per motivi politici invece è uno sciacallo. In entrambi i casi - aggiunge - la verità è più forte delle chiacchiere: il mio governo non ha preso un centesimo da questi signori, che non hanno pagato la mia campagna elettorale, né quella del Pd, né la Leopolda». Dal fronte dem, il segretario Maurizio Martina denuncia «inaccettabili attacchi squadristi e infamanti» contro la precedente maggioranza. E l'ex senatore Stefano Esposito risponde per le rime a Di Maio: «Evidentemente non conosce le norme: la leggina del 2015 da lui evocata fu abolita nel 2016 con il nuovo Codice degli appalti. La nuova norma prevede che le concessioni a scadenza e le nuove concessioni devono essere messe a gara europea». E ricorda la «guerra» tra il governo Renzi e i concessionari autostradali sulla «norma per riservare in house solo una quota del 20% delle opere da realizzare, perché smettessero il giochetto di affidare i lavori senza gara, ossia la vera mangiatoia per i concessionari autostradali, altro che i pedaggi». Peccato, aggiunge, che a far guerra a quella norma furono, accanto alle aziende, «i sindacati, il M5s e purtroppo anche un pezzo di Pd».

Intanto il renziano Anzaldi rilancia le indiscrezioni di stampa secondo cui proprio Giuseppe Conte, in veste di avvocato, «sarebbe stato consulente di Aiscat e legale dell'autostrada A4 Brescia-Padova», e chiede al premier di «chiarire quali sono gli attuali rapporti» con quelle società.

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