Economia

Borse al test della «spazzatura» turca

S&P e Moody's tagliano il giudizio. Fmi in allarme: «Servono fino a 70 miliardi»

Sofia Fraschini

Tra crisi turca e dazi, si apre un'altra settimana in salita per la Borsa di Milano. I mercati avvieranno le contrattazioni domani sulla scia della nuova bocciatura del rating di Ankara, arrivata venerdì in tarda serata: dopo una nuova svalutazione della Lira, che ha ripreso a cadere, cedendo il 5% a circa 6,11 sul dollaro, Moody's e S&P hanno tagliato il merito di credito del Paese a junk, «spazzatura». Nel dettaglio, Moody's lo ha ridotto a Ba3 da Ba2 e ha cambiato a «negativo» l'outlook (prospettive Paese); mentre S&P lo ha portato da BB- a B+, con outlook stabile, facendo scivolare i bond di Ankara nella categoria «highly speculative», cioè molto rischiosi per gli investitori.

Si tratta di un nuovo atto che complica la situazione economica della Turchia che, secondo le due agenzie, a questo punto «richiede un pesante intervento economico e finanziario», anche tenendo conto del complicarsi dei rapporti diplomatici e commerciali con Washington. Secondo gli esperti del Fondo monetario (che ha teso la mano ad Ankara offrendogli aiuto economico) la Turchia ha bisogno di una iniezione di liquidità tra i 30 miliardi e i 70 miliardi di dollari. Una cifra monstre a cui si aggiunge «la mancanza spiega Moody's - di un piano economico completo ed efficace per affrontare le cause alla base della recente tensione finanziaria». L'agenzia aggiunge che «le esigenze di finanziamento esterno della Turchia rimangono significative e il rischio di una crisi della bilancia dei pagamenti continua ad aumentare». Valutazioni analoghe quelle di S&P, protagonista di ben due declassamenti nell'arco di un mese. Per S&P, Ankara rischia di entrare in recessione il prossimo anno, mentre l'inflazione accelererà al 22% nei prossimi quattro mesi.

Una mina per Piazza Affari che, nelle ultime settimane, ha accusato il «contagio turco» perdendo terreno per chiudere venerdì scorso a ridosso dei 20mila punti. D'altra parte sno molti i big player nostrani (da Unicredit a Fca, da Astaldi a Recordati, da Leonardo a Cementir), che fanno affari con la Turchia e potrebbero risentire di un aggravamento della situazione. Tensione che ha acceso lo spread tra i Btp decennali i Bund tedeschi, salito a quota 282. E domani in Borsa potrebbe essere un'altra giornata difficile.

Ad aumentare l'incertezza è poi la guerra commerciale. Gli Usa hanno già imposto sanzioni contro la Turchia e raddoppiato i dazi sull'importazione dell'acciaio e dell'alluminio turco. Ankara ha risposto con dazi per 533 milioni di dollari su automobili, tabacco e bevande alcoliche made in Usa e annunciato l'intenzione di boicottare i prodotti elettronici.

La guerra commerciale è poi in corso tra Usa e Cina: le parti hanno ripreso a dialogare, ma restano misure restrittive per il controvalore di 16 miliardi di dollari, a completamento di un pacchetto complessivo di 50 miliardi.

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