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I 177 della nave Diciotti restano ancora in mare. Scontro tra Italia e Malta

Braccio di ferro sullo sbarco dei clandestini E il governo chiede l'intervento della Ue

I 177 della nave Diciotti restano ancora in mare. Scontro tra Italia e Malta

La nave militare italiana Diciotti, col suo carico di 177 somali ed eritrei, resta ancora in mare davanti a Lampedusa come sta facendo ormai da quattro giorni. Non sarà un porto italiano ad accogliere i migranti soccorsi in un'operazione della nostra Guardia costiera in acque maltesi, assicura il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Che alza il livello dello scontro con Malta, dopo che La Valletta nei giorni scorsi ha negato l'attracco, e ingaggia il braccio di ferro con l'Unione europea: «O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire dalla nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare».

La commissione Ue aveva già fatto sapere di «seguire da vicino» il caso e di essere pronta ad attivare canali diplomatici con gli altri Paesi per suddividere l'accoglienza delle persone a bordo, sul modello di quanto fatto per le navi che in questi mesi hanno soccorso i migranti. L'obiettivo, infatti, era arrivare a un automatismo nella redistribuzione dei migranti salvati tra gli Stati membri, così da evitare di volta in volta rimpalli e diktat sulla destinazione delle imbarcazioni.

Invece, anche questa volta il film si ripete, e registra tensioni tra il Viminale e la Guardia costiera per un salvataggio, quello in acque maltesi, considerato non «concordato». Nonostante fosse la zona Sar di sua competenza, Malta ha infatti negato l'attracco parlando di un soccorso immotivato, perché il barcone non sarebbe stato in pericolo: «Se l'Italia vuole ancora trattare questo caso come un salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili», ha detto ministro degli Affari interni Michael Farrugia. Una versione smentita però dalla nostra Guardia costiera, che ha riferito invece di una richiesta di aiuto proveniente proprio dall'imbarcazione in avaria. Per questo il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, in difesa dell'operato dei soccorritori, ha chiesto sanzioni per i maltesi: «Il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L'Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha alcun motivo di esistere». E in questo senso il ministero degli Estri ha chiesto ufficialmente che la Commissione Ue sia «investita formalmente» della vicenda.

In attesa di una nuova intesa, la nave rimane in rada davanti a Lampedusa. Le opposizioni, con Leu, Pd e Possibile, attaccano. Accusano di «ricatto criminale» Salvini e chiedono l'intervento del capo dello Stato Mattarella per sbloccare l'impasse, sulla scia di quanto accaduto a luglio scorso quando la stessa nave ha atteso per giorni il via libera ad attaccare. Il titolare del Viminale invece non ha alcuna intenzione di cedere. Sebbene l'ipotesi di riportare i migranti in Libia sia una via preclusa dalla Convenzione di Ginevra, non essendo Tripoli considerata un porto sicuro, ed essendo l'Italia già stata condannata in passato per averlo fatto.

Un problema di diritti umani, viste le torture e i campi di detenzione di cui portano i segni i migranti soccorsi in mare.

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