Cronache

L'ultima sfida dei Casadei: "Il liscio insegnato a scuola"

Il figlio di Raoul e l'accordo con gli istituti romagnoli. Cultura e tradizioni della balera entreranno nelle classi

L'ultima sfida dei Casadei: "Il liscio insegnato a scuola"

«Romagna mia, Romagna in fiore»: ora i campioni assoluti del ballo liscio made in Italy e della sua cultura sognano di conquistare, certamente non le piste da ballo dell'universo mondo missione ormai arcicompiuta ma le scuole del Belpaese, «con un corso ad hoc sul liscio e la sua cultura. Un corso già testato da proporre a livello regionale e poi nazionale», viene spiegato. Il motivo è presto detto: «C'è in giro una voglia forte di appartenenza alla propria terra che pure tra le nuove generazioni sta scoppiando. Succede perché davanti alla globalizzazione si rischia di perdere le proprie caratteristiche».

No, non si tratta delle parole di un sociologo di grido, ma quelle di Mirko Casadei, 46 anni domenica 19 agosto, un cognome che nel campo del ballo dice tutto e di più, figlio ed erede artistico di «re» Raoul, famoso per aver contribuito alla diffusione del liscio a livello planetario. Il ciclo di lezioni di cui parla il nuovo principe delle balere ma non solo, vista la svolta artistica che ha voluto per la sua orchestra (con contaminazioni folk e rap) si potrebbe definire perché no? - «Casadeiologia». Già, proprio così: lo studio della «storia della dinastia, delle tradizioni e degli strumenti di questo genere popolare, nonché del dialetto romagnolo». Una telefonata per approfondire.

Mentre argomenta Mirko sta preparando i primi materiali per le prossime lezioni, tra una prova e l'altra. «Adesso in verità è il momento della tournée ma a ottobre probabilmente si riparte con il lavoro nelle classi spiega con tono orgoglioso -. A tal proposito siamo già stati contattati da diverse scuole della regione». Insomma in zona, negli istituti per l'infanzia, elementari e medie, insieme alle materie di insegnamento dei programmi comunali e ministeriali ecco la «Storia dei Casadei» con lo studio delle loro canzoni (ovviamente su richiesta dei docenti, ndr). Un'operazione già iniziata da un po' di tempo ma passata quasi in sordina, perché al momento circoscritta. Niente campanilismo al gusto di piadina. Un passo indietro.

Tutto è partito da alcuni insegnanti del San Giacomo, un istituto primario in quel di Cesena, che hanno contattato Mirko. Erano rimasti colpiti da una canzone che lui aveva scritto sul tema dell'integrazione tra i popoli, il brano intitolato in dialetto Ad chi sit è fiol? (Di chi sei figlio? ndr). Un po' un'evoluzione del liscio, un pezzo che parla di un tema a dir poco attuale: racconta dell'incontro sulle prime non facile tra un africano immigrato e un anziano romagnolo, di quelli che giocano ancora a carte nei bar. «È stato come mettere la lente su una grande questione afferma l'autore in maniera sempre leggera però, come facciamo noi Casadei», comunque lasciando un messaggio, un'idea, una soluzione tra le diverse possibili in questi casi. Chiudere o aprire la porta. E continua: «In questo incontro un po' scontro che avviene, il vecchietto in sostanza domanda al profugo ma di chi sei figlio?. Che è un modo di dire dei nostri nonni, che significa da dove provieni, qual è la tua storia». Gran finale a passo di danza: la diffidenza dell'uno verso l'altro si trasforma in accoglienza tipica «di noi romagnoli, con l'abbraccio come avviene nel ballo. Poi un bicchiere di vino e si diventa subito amici». Il brano insegnato ai ragazzi ha aperto un varco nel mondo scolastico. Da lì in poi i corsi a mano a mano si sono allargati a diverse materie, «abbiamo insegnato a tutti i bambini che abbiamo incontrato le nostra canzoni tipiche», aggiunge.

Un'iniziativa sempre più richiesta dai prof, con gli scolari alla fine impegnati in saggi; molto entusiasmo da mamme e papà, «che hanno vissuto coi loro genitori la nostra vicenda e che quindi rispolverano il ricordo sentimentale dei rapporti familiari».

Commenti