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Trump "salva" Manafort, non Cohen

Carezza al primo ("Lo rispetto") e schiaffo al secondo: "Ha inventato delle storie"

Trump "salva" Manafort, non Cohen

Rispetto per Paul Manafort, dure critiche per Michael Cohen: è questa la reazione di Donald Trump al «martedì nero», col doppio colpo quasi in contemporanea in due inchieste cruciali per il presidente Usa. Mentre in Virginia l'ex manager della sua campagna elettorale veniva giudicato colpevole per otto capi di imputazione, di cui cinque per frode fiscale, a New York il suo ex avvocato personale si dichiarava colpevole di otto capi d'accusa, da frodi bancarie e fiscali a violazioni delle regole sui finanziamenti elettorali.

La condanna di Manafort non ha effetti su The Donald nell'ambito del Russiagate, ma Cohen con l'ammissione dei pagamenti durante Usa2016 per comprare il silenzio di due donne lo chiama in causa direttamente. Afferma infatti che quei soldi (inclusi i 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels) sono stati sborsati «in coordinamento e sotto la direzione» dell'allora candidato repubblicano alla Casa Bianca, oltre a parlare di sforzi coordinati per influenzare le elezioni. «Se qualcuno sta cercando un buon avvocato, suggerirei fortemente di non rivolgersi ai servizi di Michael Cohen», lo attacca il tycoon su Twitter. Sottolineando come «si sia dichiarato colpevole di due capi di imputazione per violazioni finanziarie della campagna che non sono un crimine: il presidente Obama ha affrontato una grande violazione della campagna elettorale ed è stata sistemata facilmente».

Quindi il Commander in Chief esprime il suo «rispetto per un uomo coraggioso» come Manafort, che a differenza dell'ex legale si è «rifiutato di inventare storie per ottenere un accordo» con gli inquirenti. «Mi dispiace molto per Manafort e la sua meravigliosa famiglia - continua -. La giustizia ha contestato un caso fiscale vecchio di 12 anni, tra le altre cose, ha fatto una enorme pressione su di lui».

Sebbene la giuria non sia riuscita a raggiungere il consenso su altri dieci capi d'accusa, Manafort rischia di passare il resto della sua vita in carcere, mentre Cohen potrebbe finire dietro le sbarre per un periodo che va da poco più di tre anni a cinque anni e tre mesi. E il giudice ha stabilito il 12 dicembre come data per la sentenza, fissando una cauzione di 500 mila dollari.

Gli ultimi sviluppi giudiziari, tuttavia, costituiscono forse la minaccia più seria per la presidenza di Trump, con i detrattori che tornano ad evocare l'impeachment. In particolare se i democratici riusciranno a riconquistare la maggioranza alla Camera alle elezioni di Midterm del prossimo novembre. Ed è proprio l'ex «fixer» che potrebbe causare a Trump i guai maggiori, anche perché il suo caso ora rischia di confluire nell'inchiesta sul Russiagate guidata dal procuratore speciale Robert Mueller, da sempre definita dal presidente una «caccia alle streghe».

«Credo che Michael Cohen abbia informazioni che dovrebbero essere di interesse per Mueller ed è più che felice di raccontargli tutto quello che sa», fa sapere il suo difensore Lanny Davis, precisando che l'ex avvocato del tycoon «non accetterà mai» una eventuale grazia del Commander in Chief. «Non solo non ci spera - prosegue - ma non accetterebbe mai la grazia di un uomo che considera corrotto e una persona pericolosa nello Studio Ovale».

E si fa sentire anche il legale di Stormy Daniels, Michael Avenatti (probabile aspirante candidato ad Usa2020), secondo cui l'ammissione di colpevolezza di Cohen giustificherebbe di interpellare il presidente su «cosa sapeva, quando ha saputo e cosa ha fatto a riguardo».

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