Cultura e Spettacoli

Violenza, azione, razzismo: il poliziesco choc dello "scorretto" Zahler

Mel Gibson e Vince Vaughn sono due agenti sospesi che finiscono in una rapina da incubo

Violenza, azione, razzismo: il poliziesco choc dello "scorretto" Zahler

E al settimo giorno i dolci sospiri delle geniali amiche napoletane, le femminee aspirazioni dei movimenti per le quote rosa al cinema, le prediche caritatevoli degli anti-salviniani da terrazza e tutto ciò che di buono era passato per ora alla mostra di Venezia, fu spazzato via da un uragano filmico di violenza liberatoria, machismo duro&puro e intolleranza etnica.

Fuori concorso e dentro una quotidianità molto comune al di là e al di qua dell'Oceano (fatta di insofferenza razziale e stipendi rosicati), ecco arrivare al Lido il poliziesco d'autore tra action movie e hardboiled sociale Dragged Across Concrete di S. Craig Zahler. Il film ha un incipit strepitoso (e il resto comunque è meglio). E il regista (anche scrittore pulp e musicista heavy metal), pur se solo al terzo film, già di culto. La filmografia è poca, e per pochi: il western-horror Bone Tomahawk e, passato dal Lido l'anno scorso, l'iperviolento dramma carcerario Brawl in Cell Block 99.

S. Craig Zahler uno che tiene il poster di The Killing di Stanley Kubrick in casa, «Se entrate nel mio appartamento a New York è la prima cosa che vedete» - è partito dal cinema indipendente ed è arrivato a Hollywood. Star del suo Dragged Across Concrete sono Mel Gibson (62 anni, baffo grigio, sguardo selvaggio e un'interpretazione sontuosa) e Vince Vaughn (1,96 centimetri di altezza e di carisma, e passo da duro anche sul red carpet). Nella vita i due attori si sono incontrati per caso, sul set i loro personaggi vanno fino in fondo alla loro storia per destino. Il primo è il poliziotto anziano, il secondo quello giovane. Dividono le ore di pattuglia in strada e una paga da fame. E quando un video girato di nascosto, mentre arrestano in maniera un po' troppo spiccia uno spacciatore ispanico, finisce sui telegiornali, subito vengono sospesi dal servizio (glielo comunicherà il loro capo, un cameo di cinque minuti di Don Johnson applauditissimo sui titoli di coda: «Ragazzi, mi spiace. Le cose non sono più come una volta. Essere accusati di razzismo oggi è come essere accusati di comunismo negli anni '50. Mi capite, no? La politica purtroppo è come i cellulari: è fastidiosa ma è dappertutto»). E così, senza lavoro né denaro, i due agenti sprofonderanno dentro una delle rapine cinematograficamente più belle degli ultimi dieci anni...

«Questo film era nella mia testa da molto tempo ha detto il regista Volevo fare un poliziesco carico di suspense, interpretato da un cast corale, sull'esempio di Prince of the City, Taxi Driver, Quel pomeriggio di un giorno da cani...». E ci è riuscito. Teso, veloce nonostante gli interminabili 152 minuti, una scrittura da manuale («Alcuni dialoghi li ho riscritti fino a 15 volte prima di essere davvero convinto», ha detto il regista-sceneggiatore), freddo e impietoso («Il mio personaggio e quello di Mel Gibson hanno una grande consapevolezza del proprio futuro e della morte, e ciò rende tutto molto realistico», ha detto Vince Vaughn), Dragged Across Concrete c'è da giurarci - darà fastidio a qualcuno. E non tanto per la violenza (il sangue sulla scena è meno di quanto ci si immagini, anche se quando c'è da recuperare una chiave nello stomaco del rapinatore che l'ha inghiottita prima di morire, beh molte teste in platea si sono girate di lato). Ma darà fastidio per il (buon?) senso comune dei personaggi senza distinzione tra buoni e cattivi che a molti suonerà sgradevole. Tra le battute da citare: «Nostra figlia è stata molestata cinque volte in un mese da quei neri giù in strada. Io sono sempre stata una liberal. Non avrei mai pensato di diventare razzista prima di vivere in questo quartiere di merda» (moglie di Mel Gibson). «La mia ragazza adora fare la spesa nei negozi ecologici specializzati a placare i sensi di colpa» (Vince Vaughn). «Le cose sono iniziate a cambiare quando i mariti hanno cominciato a rispondere insieme alle loro mogli: Siamo incinti!. Tra uomo e donna ormai non c'è più differenza...» (Don Johnson). «Io non sono razzista. Il giorno dell'anniversario della morte di Martin Luther King ordino sempre un caffè nero» (Vince Vaughn).

«Io scrivo i film per dire le cose che voglio ha detto S. Craig Zahler - senza pensare alle reazioni della gente. Non cerco il pubblico a tutti i costi, alcune battute forse non sono politically correct, e allora? Sono violente? Sono sgradevoli? Non importa». «Quando scrivo seguo il mio gusto, non quello della maggioranza», ha aggiunto. Frase di per sé molto banale.

Ma che, a pensarci bene, è la cosa più scorretta sentita fino oggi al festival.

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