Sgarbi quotidiani

Un bagno di realtà

Un bagno di realtà

Tra i temi caldi della retorica di chi si scandalizza per l'indifferenza e l'insufficiente tutela dei beni culturali, c'è il bagno nelle fontane. Sono naturalmente, e solo, le fontane di Roma. Altrove non fa notizia. In questi giorni una bella donna spagnola, la molto esibizionista Aida, è minacciosamente calata in Italia, e si è fatta conoscere per due immersioni, nella fontana dei fiumi di piazza Navona e nella fontana di Trevi. Da molti anni, in diverse ore del giorno, bizzarri personaggi scelgono questi teatri per tuffi, bagni e anche per lavarsi, come alcuni clochard. Ma una bella donna che si agita nelle acque evoca la nascita di Venere e la moderna fantasia felliniana della Dolce vita con la bionda Anita Ekberg: un sogno nella fontana di Trevi.

Un altro episodio ha a che fare con la provocazione artistica, ed è il gesto, unanimemente esecrato, di Graziano Cecchini che colorò quelle immacolate acque di rosso. Fu incompreso, ma tutto il mondo ne parlò. A me piacque, al punto di chiamarlo come assessore al nulla a Salemi, la città di cui ero sindaco. Tutto il mondo crede allo scandalo, ma il danno non c'è. Si minacciano multe e sanzioni, ma si perde il divertimento. Nessuno discute che noi entriamo come per profanarle, nelle necropoli o nei templi greci o nei presbiteri delle chiese officiate. Tutte aree limitate, ma aperte alla funzione della conoscenza. Una fontana rinfresca: è il suo scopo. Perché allora, invece di indignarsi, non si pensa a far pagare il biglietto a un numero contingentato di persone che vogliono bagnarsi nelle acque delle fontane?

Sarebbe un piccolo spettacolo e un buon guadagno.

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