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Chamseddine, il pescatore che seppellisce i migranti morti in mare

Chamseddine Marzoug è un ex pescatore di Zarzis, città costiera della Tunisia. Ogni giorno esce con la sua barca per cercare, recuperare, portare a riva e seppellire i cadaveri dei migranti morti nel Mediterraneo. "Meritano dignità"

Chamseddine, il pescatore che seppellisce i migranti morti in mare

Chamseddine Marzoug era un nome come tanti nella cittadina costiera di Zarzis, in Tunisia. Un uomo di mezza età che manteneva la sua famiglia facendo il pescatore. Da qualche anno, come racconta il Washington Post, Marzoug ha ripreso la sua attività di pescatore. Ma non di pesci di mare, come d'abitudine. Ma di migranti. Dei cadaveri dei migranti morti nella traversata del Mediterraneo. "Lo faccio per dare loro un po' di dignità", racconta mentre osserva da vicino il campo di sua proprietà che ha trasformato in un cimitero. È lui stesso ad occuparsene. Recuperati i corpi, li ricompone e poi li seppellisce personalmente.

"L'ultima volta ho trovato due cadaveri: il corpicino di un bambino vicino a una donna. Ho pensato, 'Saranno madre e figlio'. Dunque ho deciso di seppellirli insieme uno vicino all'altro". Il racconto di Marzoug è commovente. 52 anni, ex pescatore di Zarzis, cittadina costiera del sud della Tunisia non distante dal confine con la Libia, da più di 10 anni si è dato una missione: raccogliere e seppellire i corpi di chi non è riuscito a passare da una parte all'altra del Mar Mediterraneo. Ogni mattina, Chamseddine Marzoug accende il motore della sua barca e percorre coste e spiagge della Tunisia alla ricerca di corpi umani.

Quando ne trova uno, lo mette in una "body bag" per poi consegnarlo all'ospedale. Che glielo restituisce, anzi, glielo scarica. Ma lui non fa una piega. Lo lava, lo ricompone, lo mette in una bara e lo seppellisce nel "cimitero degli sconosciuti", come ha ribattezzato un piccolo pezzo di terra trasformato in un camposanto per migranti. "Prima c'era l'abitudine di buttare i corpi in una fossa comune per poi ricoprirli di sabbia. Io preferisco seppellirli per dargli un po' di dignità", racconta il pescatore che, per questo lavoro, non riceve nessun aiuto.

Dal 2005, quando ha cominciato questa sua attività, ha già seppellito 400 persone.

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