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Migranti, il piano dei trafficanti per aggirare Salvini (grazie a Malta)

A Lampedusa sbarcano 184 migranti su sette barchini. L'ira del Viminale: "Malta ci ha scaricato il problema". I trafficanti rispolverano le imbarcazioni di legno

Migranti, il piano dei trafficanti per aggirare Salvini (grazie a Malta)

Ieri Matteo Salvini aveva detto che non sarebbero sbarcati in Italia. Ne aveva pubblicato la fotografia aerea sulla sua pagina Facebook, chiedendo a Malta di fare la sua parte e di intervenire. Ma così non è stato. Ben 184 migranti su 7 barchini veloci sono approdati a Lampedusa. Ed è un "ritorno al passato" dei flussi migratori che ora impone al Viminale di trovare "soluzioni innovative e efficaci" per “gestire questi arrivi".

Per valutare questo nuovo sbarco occorre guardare alla fattura delle imbarcazioni e alla loro rotta. Chi non ha memoria corta saprà che i trafficanti di carne umana sono abili nell’adattarsi alle condizioni del “mercato”. Ora che i porti italiani sono chiusi alle Ong e le navi umanitarie (o quelle della marina italiana e europea) non pattugliano più le coste libiche, far partire un barcone è diventato più difficile. Ma non impossibile.

In fondo prima del 2014 gli scafisti mettevano a disposizione dei disperati delle imbarcazioni in legno, capaci di raggiungere l’isola di Lampedusa. Dopo un paio di drammatici naufragi, il governo Letta decise di dare il via all’operazione Mare Nostrum, mettendo in campo grandi navi militari capaci di estendere l’area di Ricerca e Soccorso italiana. Poi sono arrivate le Ong, Triton, la missione Sophia e tutto il resto. Manna per i trafficanti, i quali hanno sostituito i barchini con gommoni malandati in grado di superare appena la linea delle acque territoriali libiche per poi affidarsi al soccorso delle grandi navi. Tradotto: più introiti per i criminali e meno rischi di essere arrestati.

Lo sbarco odierno di 7 barchini carichi di 184 immigrati potrebbe dimostrare il ritorno a quel tipo di business. Di navi Ong nel Mediterraneo non ce ne sono più e i trafficanti per assicurare ai loro “clienti” l’approdo in Europa sono costretti a portarli fino a Lampedusa. È un piano “nuovo” e antico al tempo stesso, che coinvolge Libia e Tunisia e che fa forza anche sulla posizione assunta da Malta.

I migranti infatti non intendono sbarcare a La Valletta. Vogliono il Belpaese e più volte barconi in difficoltà hanno rifiutato il soccorso maltese sperando di veder arrivare vele Tricolori in loro aiuto. Quando erano gommoni malandati a trovarsi nelle loro acque, però, Malta non poteva sempre far finta di nulla. Ma ora che a transitare sono imbarcazioni più solide possono tranquillamente lavarsene le mani. Ed è quello che è successo ieri sera.

Quando il Viminale ha chiesto a Malta di occuparsi dei 7 barchini veloci che navigavano in acque di competenza maltese, da La Valletta è stato risposto picche. Il motivo? Le imbarcazioni non avevano bisogno di soccorso e stavano solo transitando in quel punto, dunque non le avrebbero fermate. Un modo per nascondersi dietro un dito, ma tecnicamente ineccepibile. I migranti (e gli scafisti) hanno così fatto rotta verso Lampedusa e lì sono sbarcati. Il Viminale fa sapere che “Malta per l'ennesima volta ha scaricato il problema sull'Italia" e che "il ministero dell'Interno sta lavorando a soluzioni innovative e efficaci" per “gestire questi arrivi". Non sarà facile.

Ad oggi pare che l’idea sia quella di rispedire con un volo charter in Tunisia (Paese con cui abbiamo già un accordo per i rimpatri) i 184 immigrati sbarcati. Salvini è a Vienna per incontrare i suoi omologhi europei e nell'occasione è stata fissata per martedì una riunione a Roma con il ministro tunisino.

"Stiamo lavorando per soluzioni veloci, efficaci e innovative per stroncare il traffico di esseri umani", fanno sapere dal Viminale.

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