Politica

Così questa Europa è da rifare

Ecco perché quei 448 "sì" contro Budapest rappresentano la dimostrazione più lampante dell'eurocrisi

Così questa Europa è da rifare

Il voto dell'Europarlamento, che ha deciso di mettere sotto processo il governo ungherese di Orban accusato di avere indebolito, con la sua condotta, lo stato di diritto e le istituzioni democratiche, non può essere considerato, a ben vedere, una vittoria dell'Europa. A parte, infatti, le ripercussioni interne per tanti partner e il caso più clamoroso è proprio quello italiano con il governo gialloverde che si è spaccato tra i Cinque stelle, che hanno detto sì all' «impeachment», e la Lega contraria dopo l'incontro tra Orban e Salvini rischia di rivelarsi un clamoroso «boomerang» per la stessa Unione. In tal senso, il «processo» appena andato in onda finisce per presentare risvolti che, per certi versi, sono grotteschi. Con il pollice in giù nei confronti del premier magiaro, Strasburgo ha, infatti, usato due pesi e due misure: ha condannato gli ungheresi ma, al tempo stesso, facendo finta di nulla, non ha adottato analoghi provvedimenti contro la Francia, che continua a bloccare le proprie frontiere ai migranti, o contro la Spagna, che addirittura spara ai clandestini che si affacciano a Ceuta e Melilla, o, infine, contro la stessa Danimarca che, per legge, separa i figli degli immigrati dai loro genitori per 25 ore alla settimana.

Coloro che adesso festeggiano il pugno forte europeo contro tutti coloro che «osano» mettere in discussione le regole comunitarie, non si rendono forse conto che quei 448 «sì» contro Budapest rappresentano la dimostrazione più lampante dell'eurocrisi. Sanzionare, infatti, un leader democraticamente eletto dal proprio popolo proprio per praticare un tipo di politica oggi sotto accusa dopo la relazione Sargentini significa allontanare ancor più l'Unione europea dai cittadini europei. Anche perché quella politica sta trovando sempre più adepti (il «fenomeno Lega» non è solo italiano). In altre parole, il giro di vite deciso mercoledì è proprio l'ultima cosa di cui attualmente Bruxelles avrebbe bisogno. Questa verità può non piacere agli avversari dei duri e puri alla Orban, ma è evidente, che per contrapporsi al sovranismo di certi movimenti nazionali (è anche il caso francese della Le Pen), l'Europa ha bisogno di mettere in piedi un suo sovranismo. Nel senso, cioè, che in tempi brevi perché il problema non è più rinviabile, bisogna davvero «rivisitare» l'Unione europea adeguandola alle nuove esigenze continentali. Qui ci vuole, insomma, una vera Europa con l'elezione diretta del presidente in grado di varare un governo capace di funzionare meglio su materie delicate come la politica estera, l'economia, la difesa e l'ambiente. Se non ci sarà presto tale riforma, la strada appare segnata e dovremo prendere atto di una crisi europea senza sbocchi.

Dopo gli euroscettici e gli eurodelusi, è giunta l'ora degli eurosovranisti.

Commenti