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La Difesa presta i suoi militari agli enti locali: cinquemila ausiliari per Regioni e Comuni

Il ministro Trenta sblocca l'iter: «Professionisti a costo zero per chi li chiede»

La Difesa presta i suoi militari agli enti locali: cinquemila ausiliari per Regioni e Comuni

Roma La Difesa apre alle pubbliche amministrazioni. L'annuncio è stato dato ieri dal ministro Elisabetta Trenta che, calcando la scia di un vecchio progetto, ha dato concretezza a ciò che nessuno, fino a oggi, era riuscito a fare: aprire a Comuni e Regioni i militari ausiliari, a costo zero.

«Esempio - scrive il ministro Trenta sul suo profilo Facebook -: un Comune ha necessità di un ingegnere specializzato? Di un medico? Di un biologo? O di un informatico? Ebbene, da questo momento il sindaco o un suo delegato potranno contattare direttamente la direzione del personale militare, chiedere se tra le Forze Armate ci sono professionisti in ausiliaria residenti presso il Comune stesso e chiamarli in supporto dell'amministrazione per i 5 anni previsti».

Per chi non lo sapesse, l'istituto dell'ausiliaria è, infatti, un periodo transitorio durante il quale il militare, in occasione della cessazione del rapporto permanente di impiego e, in alternativa, al congedo in riserva, può essere richiamato dalla Pubblica amministrazione della sua provincia di residenza per un periodo di cinque anni. «Senza alcun costo supplementare per la pubblica amministrazione - prosegue la Trenta - perché il militare in quei 5 anni continua ad essere pagato dalla Difesa. Si tratta di uno strumento che è sempre esistito, ma che la Difesa - nei governi che si sono susseguiti fino ad oggi - non ha mai saputo mettere a disposizione dei Comuni o delle Regioni. È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale l'elenco dei militari in ausiliaria: professionisti con le loro qualifiche pronti a dare il loro contributo a Comuni, Regioni e a tutte le pubbliche amministrazioni che ne avranno necessità. Un passo, questo, per cui non chiediamo alcun applauso, poiché non solo rientra nei doveri del ministero che guido, ma soprattutto perché è coerente con quanto avanzato dal Movimento 5 stelle il 30 luglio 2015 attraverso l'interrogazione parlamentare degli allora senatori Marton, Crimi e Santangelo. Allora ci chiedevamo - dice ancora il ministro - perché questo strumento fosse disatteso. Oggi, al governo, lo abbiamo messo finalmente a sistema, andando a sostenere anche centinaia di Comuni che, privi dei piani di emergenza per pubbliche calamità, potranno dunque avvalersi di queste pregiate professionalità».

Gli ufficiali interessati dal provvedimento, che nessuno fino a oggi era stato in grado di mettere in pratica, sono circa 1.600, i sottufficiali 3.300. Un risultato che il ministro definisce «verso il cambiamento». Un cambiamento tangibile e storico.

Non si tratta di un progetto nuovo, ma una cosa che già era in programma e non è mai stata fatta. Fino a oggi la Difesa non aveva mai sfruttato questo collegamento coi Comuni e le Regioni. Capitava anche che molti, in ausiliaria, venissero anche pagati restando a casa, anche se avrebbero voluto impiegare gli ultimi anni in qualche altro comparto. In questo modo vengono reimpiegati dopo 60 anni o dopo 41 anni di contributo. Un passo fondamentale per continuare a utilizzare le professionalità del Paese.

Una mossa che il ministro della Difesa ha considerato fondamentale per la prosecuzione del programma di governo.

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