Economia

Servono cento miliardi per rendere più sicure le case degli italiani

Breglia: «Interventi di riqualificazione». Il traino per la ripresa

Servono cento miliardi per rendere  più sicure le case degli italiani

dal nostro inviato a S. Margherita Ligure

Occorrono cento miliardi di euro per riqualificare il patrimonio immobiliare residenziale italiano costituito per il 75% da edifici costruiti prima del 1981 (il 19% risale addirittura a prima del 1918). Gli interventi, oltre a mettere in sicurezza gli edifici e i loro abitanti, potrebbero inoltre trasformarsi in un volano per il settore immobiliare e quindi, in ultimo, per l'intera economia italiana. Attraverso poi i meccanismi già collaudati degli incentivi fiscali lo Stato recupererebbe con il pagamento dell'Iva sui servizi goduti le detrazioni concesse. Sono questi i dati emersi dal dibattito della 26° edizione di Forum Scenari «Change the Wolrd» svoltasi ieri a Santa Margherita Ligure da Scenari Immobiliari.

«Dopo crolli e terremoti emergono dati molto chiari sull'edilizia italiana: a oltre 150 anni dalla costituzione dell'Italia è giunta l'ora di rimetterci mano con interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana», sostiene Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. Breglia, oltre che sulle diverse «emergenze» pubbliche - 300 viadotti ritenuti ad alto rischio e più della meta delle scuole che non rispetta né le norme antincendio né i previsti adeguamenti antisismici - concentra l'attenzione sulla obsolescenza delle abitazioni degli italiani. In particolare, secondo i dati illustrati, su dodici milioni di abitazioni due milioni sono pericolati o comunque in pessimo stato di conservazione.

Riqualificare gli immobili residenziali non è impossibile. «Si consideri che lo scorso anno sono stati spesi complessivamente 60 miliardi in ristrutturazioni incentivate dalle detrazioni fiscali previste nella finanziaria», commenta Roberto Busso, amministratore delegato di Gabetti Property Solutions. Un dato che fa riflettere soprattutto se, come sottolinea Busso, si considera che gran parte di questi interventi è stata destinata a serramenti e impianti di riscaldamento e raffreddamento degli ambienti, e non a livello strutturale come invece ci si potrebbe aspettare anche in relazione alle date di costruzione dei singoli edifici. «Il fatto è che la proprietà immobiliare in Italia è polverizzata e gli interventi di riqualificazione strutturale, come ad esempio gli adeguamenti antisismici, richiedono l'unanimità nelle decisioni. Una situazione difficilmente raggiungibile».

In questo contesto i singoli, come dimostrano i 420mila interventi di riqualificazione con detrazione fiscale realizzati nel 2017, intervengono sui propri appartamenti posti in edifici tuttavia che sarebbero da ristrutturare completamente. La soluzione? Busso, così come molti dei 400 partecipanti al Forum, si augura non solo il mantenimento degli incentivi fiscali nella manovra finanziaria, ma anche una politica regolatoria premiante a livello catastale per gli edifici messi in sicurezza e riqualificati e, magari, la previsione di meccanismi coattivi in grado di spingere eventuali proprietari enti a partecipare agli interventi decisi dalla maggioranza.

«Oggi viviamo nel paradosso che il proprietario di un box o di una cantina può bloccare un progetto di riqualificazione di un edificio», conclude l'esperto.

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