Sgarbi quotidiani

Una Costituzione scucita dai Sarti

Una Costituzione scucita dai Sarti

Quando una grillina diventa deputato si salvi chi può. Giulia Sarti, arrivata (non si sa perché) alla presidenza della commissione Giustizia, si inventa ora la necessità di una nuova commissione Stragi che affianchi la oberata commissione Antimafia. Io ne ho fatto parte prima della sua estinzione, e mi ricordo riunioni inutili e inconcludenti. Quando chiese di essere ascoltato Pippo Calò, tutti i membri della commissione - tranne io - gli rimproverarono di non essersi rivolto alla commissione Antimafia. Lui, proprio come Giulia Sarti, cercò di spiegare che voleva parlare di stragi e non di mafia. E non fu creduto. La Sarti lo ribadisce, sostenendo che «non si può scindere il lavoro su mafia, massoneria, pezzi dei servizi segreti, organizzazione terroristica». Parole in libertà. Cosa c'entra la massoneria? La Sarti ha forse letto, insieme ai fumetti di Salvatore Borsellino, i documentati libri sulla massoneria di Aldo Mola? Dobbiamo sopportare in Parlamento una così smisurata ignoranza? Quando afferma che la sentenza (di primo grado) sulla trattativa Stato-mafia «deve essere il punto di partenza», mostra di ignorare la Costituzione, che avvalora solo sentenze definitive. Di che blatera? Con la consueta retorica, tra «i magistrati che mettono a rischio se stessi e la propria carriera per indagini delicate» include il pm contro Salvini, Patronaggio. Non si capisce perché. Con un perfetto rovesciamento afferma: «La magistratura non può lavorare bene se riceve pressioni da parte della politica».

A me pare vero il contrario.

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