Sgarbi quotidiani

Taci, Verga ti ascolta

Taci, Verga ti ascolta

«Le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, e sul nostro tempo. Ma esiste anche un lato oscuro della rete. Non è accettabile che un ragazzo di quattordici anni muoia in conseguenza di un'emulazione in un gioco perverso in chat» ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed era partito bene. In un lingua limpida e chiara. Poi gli scappa la chat. Chat. La lingua italiana è nata in Sicilia con Ciullo d'Alcamo e Giacomo da Lentini. Ha espresso i migliori scrittori dopo l'Unità d'Italia: Luigi Capuana, Giovanni Verga, Federico de Roberto; e poi di lingua tersa e rutilante Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati, Giuseppe Tomasi da Lampedusa, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, una catena di grandi scrittori italiani, universali, assoluti. Essi sono esempio e monito e, a un uomo sensibile e colto come Mattarella, avrebbero dovuto sconsigliare di piegarsi al linguaggio convenzionato (chat, web, fake news, location) che ha stretto quel giovane in un vicolo cieco di stupidità ed emulazione.

Il ragazzo, infatti, si è fatto travolgere in una nuova folle idiozia che si sta diffondendo tra gli adolescenti: si chiama (naturalmente!) blackout, e consiste in una sfida a sperimentare le sensazioni che si provano poco prima di morire per mancanza di ossigeno, a causa di un soffocamento, per poi godere dell'adrenalina e della sensazione euforica della ripresa di coscienza, come fosse una droga. Ha ragione Mattarella. Sono giuste le sue riflessioni. Ma non le affidi a una chat. Non le «veicoli sulla rete». Le gridi, richiami i genitori a un più severo controllo. Non si faccia contagiare anche lui dal veleno della lingua. Pensi che Verga lo ascolta.

E non legge chat.

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