Economia

Carige, Malacalza parte in vantaggio

Ma con Mincione è guerra sul 13% di «indecisi». La Bce: "Entro novembre il piano"

Carige, Malacalza parte in vantaggio

È tutto esaurito al Teatro della Corte di Genova dove stamattina sono attesi oltre 900 soci di Carige - per un capitale intorno al 68% - all'assemblea chiamata a rinnovare il cda. L'atmosfera è elettrica dopo un'estate resa bollente dalle dimissioni del vecchio board e dalle dichiarazioni di guerra di Vittorio Malacalza e Raffaele Mincione, e dai loro ricorsi in tribunale. Senza contare il richiamo Bce, che ieri, dopo aver bocciato il vecchio piano di sostenibilità del capitale, ha dato tempo alla banca ligure solo fino al 30 novembre per approvarne uno adeguato. Il piano dovrà essere messo in atto entro dicembre; proroghe saranno concesse solo in caso di aggregazione. L'alternativa se Carige non soddisferà la Bce? Secondo Moody's sarebbe la risoluzione.

Tornando alla sfida in corso per il cda, salvo imprevisti, sulla carta il vincitore all'assise di oggi dovrebbe essere Vittorio Malacaza (27,55% del capitale): Pietro Modiano sarebbe quindi presidente e Fabio Innocenzi ad.

La decisione di Bankitalia, confermata ieri dal Tribunale, di congelare al 9,99% i diritti di voto della quota in mano alla lista Mincione - ufficialmente al 15,2% ma secondo voci intorno al 20% - ha reso infatti il ribaltone azionario e la conferma nel ruolo di ad di Paolo Fiorentino, una missione quasi impossibile. La decisione delle istituzioni è da ricondursi a una violazione del Testo unico bancario da parte di Mincione e dei suoi alleati Aldo Spinelli e Gabriele Volpi.

Data anche l'affluenza attesa del 68%, solo il 13% del capitale oggi in assemblea dovrebbe infatti essere «libero» da impegni. E, anche se votasse all'unisono la lista Mincione, non sarebbe in grado di sovvertire l'esito. Il capitale «blindato», compreso il 3,1% in mano al Tesoro tramite la Sga, ammonta al 50,64% che tuttavia, ipotizzando arrotondamenti non ancora dichiarati effettuati nelle ultime settimane (a iniziare da Mincione), potrebbe essere salito al 55 per cento. Ciononostante l'assemblea potrebbe non essere risolutiva.

Il rischio, elevato, è quello che, dall'appuntamento con i soci, esca una compagine frazionata del vertice. Gli azionisti saranno chiamati prima di tutto a decidere il numero dei membri del cda che, in base allo Statuto, sono compresi tra 7 e 15. Una decisione tutt'altro che secondaria visto che il sistema di voto in Carige è proporzionale e che in campo ci sono quattro liste.

A contendersi fino all'ultimo voto oltre a Malacalza e alla lista di Mincione, ci sono infatti Coop Liguria (all'1,8% del capitale) e la lista di Assogestioni (presentata da Alleanza, Generali, Intesa Sanpaolo Vita e Anthilia, al 2,99%). Ieri i consulenti (proxy adviser) Iss e Glass Lewis hanno raccomandato agli istituzionali di appoggiare la lista di Assogestioni, mentre il Tesoro dovrebbe astenersi. Ipotizzando il numero minimo di consiglieri (7) e un voto che rispecchi l'attuale proporzione tra le liste, Malacalza si aggiudicherebbe 6 posti in cda mentre a Mincione ne resterebbe uno soltanto, se invece i consiglieri fossero 15, l'imprenditore piacentino ne nominerebbe 11, il finanziere italo-inglese 3 e Assogestioni uno. Se, con Assogestioni e Malacalza costanti, Mincione riuscisse a convincere almeno il 5% del capitale convenuto ad aderire alla propria proposta, il cda a sette membri vedrebbe un rapporto 5 a 2 per le due liste principali, mentre se i consiglieri salissero a 15 la composizione del board sarebbe di 9 membri della lista di Malacalza, 4 di Mincione e 1 da Assogestioni; l'ultimo posto conteso, a pari merito, tra i tre.

La decisione degli istituzionali esteri di appoggiare Assogestioni potrebbe frazionare ulteriormente il board.

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