Economia

Malacalza vince il duello per Carige

Ottenuti 7 posti in cda, mentre Mincione si ferma a 3. Lo scranno perso dai fondi. In assemblea il 64% del capitale, Modiano diventa presidente

Malacalza vince il duello per Carige

nostro inviato a Genova

Vittorio Malacalza vince il duello in assemblea contro Raffaele Mincione, affida il timone di Carige a Fabio Innocenzi al posto di Paolo Fiorentino e conquista il cda per sette poltrone a tre. Il quarto, dal suo ingresso nel capitale dell'istituto avvenuto nella primavera del 2015. Al fianco di Innocenzi fino all'approvazione del bilancio 2020, ci saranno Pietro Modiano come presidente e Lucrezia Reichlin in qualità di vice presidente.

All'appuntamento di ieri si è presentato il 64% del capitale tra cui dipendenti e pensionati della principale banca ligure. Dopo mesi di tensioni, il braccio di ferro tra gli azionisti di Carige si è risolto a favore di Malacalza Investimenti, cui fa capo il 27,55% della banca, che con il 52,58% delle azioni ammesse al voto (e con il 30,56% del capitale complessivo) ha strappato la maggioranza dei consiglieri del nuovo board: sette su undici. Alla lista di Mincione sono stati assegnati tre posti in cda, a iniziare da quello per il finanziere, grazie al 28,9% dei voti, pari al 16,7% del capitale. È rimasto fuori tuttavia Fiorentino, ultimo amministratore delegato voluto un anno fa proprio da Malacalza e, in seguito alla rottura con l'azionista di riferimento avvenuta in occasione dell'ultimo aumento di capitale da 550 milioni, proposto in lista dagli avversari dell'imprenditore piacentino (oltre a Malacalza, Aldo Spinelli e Gabriele Volpi al 9,09%). Assogestioni, infine, ha registrato un consenso dell'8,85% del capitale (il 15,2% dei voti) ha perso uno scranno dei due guadagnati a favore della lista Malacalza e ha confermato Giulio Gallazzi: per le regole sul bilanciamento di genere in consiglio ha infatti dovuto fare spazio a Lucia Calvosa che si era classificata dodicesima nelle preferenze degli azionisti.

In assemblea ieri è anche scoppiato un giallo su due fondi (Athena e Eurasia) gestiti dalla sgr di Mincione. Malacalza ha chiesto che i loro voti, pari al 3% del capitale, venissero sterilizzati, alla luce della decisione di Bankitalia e del Tribunale di Genova di congelare le quote del finanziere eccedenti il 10%, non autorizzate dal regolatore. «Sono indipendenti» da Mincione, ha detto il delegato dei fondi. «Non sono soldi miei», ha assicurato lo stesso Mincione sottolineando che i fondi avrebbero votato per Assogestioni.

Malacalza ha respinto l'assalto del finanziere ma le sfide non sono ancora finite. La famiglia ha ribadito di voler mantenere il proprio impegno nel gruppo e di avere tutta l'intenzione «di fare la sua parte» anche nel caso si palesasse la necessità di un ulteriore aumento di capitale, ipotesi peraltro ritenuta «prematura». Martedì notte è stata confermata la bocciatura da parte della Bce del piano di sostenibilità. Carige dovrà approvarne uno adeguato entro fine novembre e vararlo entro dicembre. Non solo. La Vigilanza di Francorte ha già indicato l'aggregazione come una scelta obbligata o quasi per il gruppo di Genova per evitare lo scenario peggiore. Al termine dell'assemblea di ieri, Malacalza ha ribadito di «aver fiducia» nella Bce, di «voler trattare con tutti», ma di non avere alcuna intenzione di «parlare a priori di aggregazione. Un buon cda valuta le situazioni, le esamina, le porta al regolatore». Meglio «prima ristrutturare» ha detto il neo ad, Modiano. Quanto al grande sconfitto, Mincione, in serata ha concesso l'onore delle armi: Non è il momento di continuare con le dispute. Bisogna da subito iniziare a lavorare per la messa in sicurezza della banca, lo dobbiamo ai dipendenti e al territorio. Per questo auspico la massima collaborazione con il resto del board, composto da professionisti di altissimo livello».

In Piazza Affari, intanto, il titolo Carige ha chiuso la seduta di ieri lasciando sul terreno il 4,5% a 0,0084 euro.

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