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Il record di Di Maio: tre addetti stampa e un solo decreto

Il vicepremier non urla più contro consulenze e sprechi: i suoi costano 200mila euro l'anno

Il record di Di Maio: tre addetti stampa e un solo decreto

Comunicare. Comunicare. Comunicare. La propaganda nella strategia politica del M5s è in cima alla lista delle priorità. Nei primi cento giorni di governo, il vicepremier Luigi Di Maio incassa un solo provvedimento: il decreto Dignità. Ma in compenso, in attesa di conoscere l'impatto sul mercato del lavoro del provvedimento, il capo politico dei Cinque stelle assume, tra Palazzo Chigi e ministero, tre addetti stampa.

I profili dei tre comunicatori arruolati da Di Maio sono impeccabili: tre professionisti, con una lunga esperienza nel settore. E anche la retribuzione è in linea con la legge. Ma ancora una volta, le scelte (di oggi) cozzano però con il passato del M5s, che dai banchi dell'opposizione sbraitava contro consulenze, sprechi e incarichi. Nell'attività di ministro, il leader grillino sarà affiancato da tre guru. C'è Sara Mangieri, che sarà portavoce del Di Maio vicepremier: un contratto annuale che sfiora i 100mila euro. L'addetta stampa del ministro grillino intascherà 55mila e 751 euro per il trattamento economico base. Somma a cui vanno aggiunti 32mila e 112 euro di emolumento accessorio e 12mila e 133 euro per le indennità di diretta di collaborazione. Mangieri ha lavorato per due mesi al fianco del sindaco di Napoli Luigi de Magistris: un'esperienza che si è conclusa rapidamente. Prima di approdare alla corte dell'ex pm, l'addetta stampa di Di Maio ha bazzicato negli ambienti di Italia dei Valori ai tempi di Antonio di Pietro.

Pochi chilometri, spostandosi da Palazzo Chigi a via Veneto, sede del ministero dello Sviluppo economico, e ritroviamo una vecchia conoscenza dell'universo grillino: Cristina Belotti sul sito del Mise è indicata come «portavoce» e segretaria del ministro. In questo caso, Di Maio pesca in casa: Belotti ha ricoperto l'incarico di capo della comunicazione del gruppo Cinque stelle al Parlamento europeo. Nel febbraio di quest'anno è finita al centro di un'inchiesta di Repubblica su presunti rimborsi gonfiati al Parlamento. Ma la Belotti ha sempre negato ogni coinvolgimento, minacciando querele. Oggi è praticamente l'ombra del ministro Di Maio, che l'ha voluta al proprio fianco già durante la campagna elettorale. In tutti gli incontri, la portavoce ha il compito di far da filtro con la stampa.

Dall'altra parte della strada, al ministero del Lavoro, c'è il terzo addetto stampa: Luigi Falco, napoletano come Di Maio, inquadrato come capo dell'ufficio stampa del ministero. Anche Falco è un professionista di lungo corso, con esperienze nel panorama dell'informazione televisiva. Il rapporto con Di Maio è stato stretto nel 2013, all'indomani dell'elezione in Parlamento: Falco, prima di sbarcare al ministero, ha tentato l'avventura (sfortunata) di una candidatura alla Camera. Oggi è nel trio magico dei comunicatori del vicepremier Di Maio. I compensi di Falco e Belotti non sono stati inseriti sul portale. A meno che non abbiano deciso di lavorare gratis, gli stipendi, di chi ha occupato prima di loro la stessa poltrona, oscillavano tra i 28mila e 50mila euro.

Che sommati ai 100mila di Mangieri impegnano circa 200mila l'anno per pagare i tre portavoce del ministro Di Maio.

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