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Adesso Papa Francesco riconosce otto vescovi "illegittimi"

Papa Francesco ha riammesso "in piena comunione apostolica" otto vescovi cinesi, che erano soggetti a scomunica. Dopo la stipulazione dell'accordo tra Cina e Vaticano, arrivano i primi effetti concreti. Il pontefice della Chiesa cattolica ha anche istituito la prima diocesi ufficialmente riconosciuta dall'esecutivo del 'dragone'

Adesso Papa Francesco riconosce otto vescovi "illegittimi"

L'accordo stipulato tra la Santa Sede e il governo di Pechino sembra dare i primi frutti. Papa Francesco ha deciso di riammettere alla cosiddetta "piena comunione apostolica" otto vescovi considerati "illegittimi" fino a poche ore fa.

Presuli definiti "illegittimi" proprio perché non nominati in maniera ufficiale dal pontefice della Chiesa cattolica. Uomini di fede che, si legge su Vatican Insider, erano soggetti a scomunica. I documenti ufficiali avevano tuttavia previsto delle exceptiones giuridiche nel caso in cui questi fossero stati in qualche modo costretti all'investitura e/o alla celebrazione dei sacramenti dalla gerarchia politica. Dal quel partito comunista che, per i critici del patto, come il cardinale Zen, adesso vedrà aumentata la sua influenza sulla "Chiesa ufficiale". Uno degli ecclesiastici è deceduto all'inizio dell'anno scorso, ma il vescovo di Roma ha comunque inserito il suo nominativo nell'elenco dei "riammessi". Poi Bergoglio ha istituito una nuova diocesi: non sono ancora stati resi noti i dettagli relativi al patto tra il Vaticano e la Cina ma, considerata questa novità assoluta, si può dedurre che adesso il papa abbia la potestà per farlo. Un "potere" derivato dal riconoscimento della sua sua autorità magisteriale e politica.

L'altro oggetto dell'accordo dovrebbe riguardare la nomina partecipata dei membri dell'episcopato. La Conferenza cinese dovrebbe poter consigliare (o investire direttamente?) al Santo Padre dei nominativi, sui quali il pontefice manterrebbe un diritto di veto, ma siamo nel campo dell'ipotesi. Serivranno almeno due anni per verificare le finalità e la natura dell' "accordo provvisorio". Questo, almeno, è il periodo di cui si parla. Quelli che seguono, come riportato da Vatican News, sono i vescovi "prosciolti" : Mons. Giuseppe Guo Jincai, mons. Giuseppe Huang Bingzhang, mons. Paolo Lei Shiyin, mons. Giuseppe Liu Xinhong, mons. Giuseppe Ma Yinglin, mons. Giuseppe Yue Fusheng e mons. Vincenzo Zhan Silu. Poi c'è mons. Antonio Tu Shihua, che poco prima di lasciare questo mondo aveva espresso una volontà di riconciliazione.

La nuova diocesi è stata costituita a Chengde, con lo scopo di coprire pastoralmente le esigenze di ben venticinquemila fedeli. Al vertice è stato posizionato il presidente della Conferenza episcopale del 'dragone'. Si tratta della ratifica di una situazione già esistente. Francesco spera che attraverso queste prime "mosse" si possa presto dare vita a un "nuovo percorso", in grado di "superare le ferite del passato" e di realizzare la "comunione di tutti i Cattolici cinesi". Il segretario di Stato, il cardinale Parolin, ha dichiarato che "c'è bisogno di unità", che "c’è bisogno di fiducia" e di "un nuovo slancio". Il papa avrebbe consegnato nelle mani dei cattolici cinesi la possibilità di camminare verso una riconciliazione sempre più piena. Ma c'è anche chi ha espresso ferma contrarietà.

La posizione di Zen è nota: l'arcivescovo emerito di Hong Kong ritiene che il potere comunista non sia imperituro e che accordarsi ora significhi essere esclusi poi, quando si tratterà di ricostruire quella che il porporato creato da Ratzinger chiama "nuova Cina".

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