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Cher una volta gli Abba: la diva più longeva canta la band più seguita

La popstar vuole vincere facile puntando su di un repertorio strafamoso. E non sbaglia

Cher una volta gli Abba: la diva più longeva canta la band più seguita

Cher più gli Abba uguale successo garantito. A far due conti, il disco tributo che Cher ha dedicato alla band svedese sfonda una classifica aperta: lei famosa e iconica, loro firmatari di successi che non hanno tempo perché abbastanza kitsch (Fernando) abbastanza epici (The winner takes it all) e abbastanza universali (Mamma mia) per copiaincollarsi nella memoria collettiva da qui all'eternità. Quindi in Dancing Queen Cher si sdoppia proprio come nell'immagine di copertina, nella quale appare sia bionda che mora come per raccogliere in un'unica immagine le due cantanti degli Abba, Agnetha Fältskog e Anni-Frid Lyngstad detta Frida. Da una parte la sua voce profonda, muscolosa ma poco tornita, dall'altra la capacità di affrontare un repertorio distante dal proprio. «Di loro ricordavo soprattutto Waterloo, Mamma mia e ovviamente Dancing Queen», ha detto lei prima di specificare, parlando con il magazine Attitude, che «le loro canzoni sono più difficili da cantare di quanto uno si possa immaginare». E forse ha ragione anche perché erano state scritte e modellate su due voci e non soltanto su di una, per di più non tanto duttile. Però il risultato piacerà anche agli Abba. Dopotutto in Dancing Queen gli spazi di manovra musicale sono molto stretti, gli arrangiamenti non si discostano quasi mai dagli originali e i suoni sono ovviamente più contemporanei.

Ma Cher non tradisce gli Abba, anzi.

Forse porta nel loro repertorio quelle luminosità americane che prima non c'erano. E il risultato è molto vicino ai cliché del musical, con produzione patinata, anzi patinatissima, e un'enfasi interpretativa da autentica maestra. In fondo, signori, Cher è la diva forse più longeva del pop mondiale, è stata al primo posto in classifica in sei decadi diverse ed è partita da El Centro, California realmente senza un soldo prima di sbancare le classifiche e vincere pure un Oscar come migliore attrice dopo aver seminato interviste, scandali, foto, polemiche e concerti su tutto il pianeta. Per Out Magazine è tra le 12 icone gay di tutti i tempi, per qualcun altro è «una stilista più che una musicista». Di sicuro ha creato uno stile sin dagli anni Sessanta quando gli americani impazzivano per i suoi lunghi capelli neri e pantaloni a zampa d'elefante o, manco fosse la Carrà, per l'ombelico che fu la prima a esporre in tv. Mentre lei costruiva un personaggio inimitabile, prima cantando con il marito Sonny Bono (da cui è nata una figlia che ha cambiato sesso), poi da solista, poi sposando Gregg Allman dei meravigliosi Allman Brothers e infine diventando un marchio al quale si sono ispirate pure Beyoncé e Lady Gaga.

In sostanza, è una delle donne più influenti del pop nel secondo Novecento, molto più dei suoi brani nonostante qualcuno, come Believe, sia diventato un super classico planetario. Di Cher convince l'esplosiva forza comunicativa. E non era invece difficile prevedere che prima o poi, anzi più prima che poi, avrebbe affrontato le canzoni degli Abba. Tanto per intenderci, nel film Mamma mia! Ci risiamo, naturalmente incardinato sulla storia del quartetto svedese, lei recita nel ruolo di Ruby Sheridan, madre di Donna e nonna di Sophie, ossia le protagoniste della trama. Quindi due più due fa un disco di cover. «L'idea mi è venuta una sera tornando a casa, poi ho registrato in camera da letto», spiega Cher nascondendo forse un progetto meno casuale ma chissenefrega: in fondo un po' di teatralità se la merita.

In ogni caso, il disco è un regalo per un pubblico di riferimento enorme. Intanto parla chiaro il valore discografico delle due parti in causa. Cher ha venduto cento milioni di dischi, gli Abba circa 400 milioni e quindi insieme valgono mezzo miliardo di copie, praticamente un'assicurazione per il successo. E poi Abba e Cher sono nati quasi tutti a metà degli anni Quaranta, sono diventati famosi negli anni Sessanta e nel 2018 sono simboli planetari. Per capirci, insieme sono le due facce di una stessa medaglia, quella musicale, che riesce a contenere la matematica pop degli Abba con l'istintività quasi blues di Cher. In qualche modo, le cover di Dancing queen chiudono il cerchio.

E lanciano una tendenza, quella del tributo tra superstar coetanee, che non finisce mica qui.

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