Economia

Anche la Candy è diventata cinese

Haier mette sul piatto 475 milioni e compra il gruppo della famiglia Fumagalli

Anche la Candy è diventata cinese

Se n'è andata anche la Candy: l'ultima bandiera italiana negli elettrodomestici bianchi, quelli che hanno fatto il miracolo economico degli anni Sessanta, ieri è stata ammainata, sostituita dal vessillo cinese. La famiglia Fumagalli ha deciso di vendere al colosso Haier, con base a Quingdao, quotato a Hong Kong e, con 37 miliardi di dollari di fatturato, primo gruppo del settore nelle classifiche mondiali. Candy lo scorso anno ha superato il miliardo di fatturato (1,14 per l'esattezza), stabilendo il record in 72 anni di storia. Ma è troppo piccola per tenere alta la concorrenza in un mercato fatto di grandi volumi, di economie di scala e di forza finanziaria; l'impulso alla ricerca e all'innovazione da solo non basta. Del resto, negli anni, la Zanussi è passata agli svedesi di Electrolux, la Ignis di Varese è stata acquistata dagli americani di Whirlpool, gli stessi che si sono aggiudicati, in anni recenti, il gruppo Indesit dalla famiglia Merloni. Quel mondo fatto di lavatrici e frigoriferi, che era stato per il Paese un grandissimo motore di sviluppo, oggi non ci appartiene più.

Candy è stata valutata 629 milioni di euro, ma, sottratto il debito, i fratelli Beppe e Aldo Fumagalli, azionisti al 90%, e i loro cugini (10%) incasseranno 475 milioni. L'operazione era stata impostata l'estate scorsa, ma ha avuto un'accelerazione improvvisa: tanto che i sindacati che ora si dicono preoccupati in un incontro dell'altro ieri non erano stati avvisati di nulla e hanno appreso la notizia dai giornali online. A Brugherio, sede storica di Candy, Haier stabilirà il suo quartier generale europeo; si tratta di un'operazione industriale e non un semplice acquisto di marchi, sono annunciati investimenti ma non si hanno dettagli sull'occupazione. Haier da anni cercava un ingresso importante in Italia; la prima acquisizione, quella della Meneghetti nel 2001, nei pressi di Padova, non si rivelò un successo. Il gruppo poi ha partecipato alle trattative per Indesit, finita negli Stati Uniti. Ora, con Candy, che con Hoover è leader anche negli aspirapolvere e nei piccoli elettrodomestici, entrano sul mercato da una porta principale.

L'operazione annunciata ieri con molta circospezione (anziché di vendita, il comunicato ufficiale parlava di un «accordo relativo alla combinazione delle attività» dei due gruppi) è ora sottoposta all'approvazione delle autorità antitrust. Se, com'è da ritenere, andrà in porto con il 2019, Beppe e Aldo Fumagalli potrebbero rimanere consiglieri di amministrazione, pur senza quote di capitale; pare escluso un loro coinvolgimento nella gestione, che sarà affidata a manager indicati dal nuovo proprietario. L'integrazione tra i due gruppi si focalizzerà sulla ricerca, nella quale entrambi sono impegnati, per offrire tecnologie in grado di far interagire il consumatore con l'elettrodomestico, il cosiddetto «Internet delle cose». Candy è già presente in Cina grazie a un accordo produttivo e commerciale con Meiling, secondo produttore di elettrodomestici nel Paese con la più alta crescita al mondo nel settore.

Haier ha un nome che suona un po' tedesco perché la città dove ha sede, Qingdao, 8 milioni di abitanti, fu un antico governatorato tedesco, appunto, dove s'insediarono la meccanica e la fabbricazione della birra (Tsingtao, marchio universalmente noto, è la traslitterazione di Qingdao). Secondo l'agenzia cinese Xinhua nel 2017 ha registrato ricavi per 37,86 miliardi di dollari.

Fondata nel 1984, è presente in oltre 100 Paesi, con 108 stabilimenti produttivi e oltre 70mila dipendenti.

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