Cronaca locale

Mamme e medici con il tablet per aiutare i bimbi prematuri

Nuovo modello organizzativo, il primo in Italia: spazi riservati ai genitori e sistemi tecnologici di monitoraggio

Mamme e medici con il tablet per aiutare i bimbi prematuri

Da Monza a Bucarest per presentare un nuovo modello organizzativo e tecnologico per le cure dei prematuri, realizzato per la prima volta in Italia al reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM), che gestisce i reparti di Ostetricia, Neonatologia e Pediatria dell'ospedale San Gerardo di Monza. In occasione del congresso dell'Union of European Neonatal and Perinatal Societies (UENPS), che riunisce le società di neonatologia e perinatologia europee, verrà presentata oggi la rivoluzione introdotta nell'organizzazione del reparto di Neonatologia, sulla scorta delle esperienze statunitensi ed europee come il Rainbow Babies & Children's Hospital di Cleveland, il Karolinska Institute di Stoccolma e il Màxima Medical Centrum di Eindhoven in Olanda.

La gestione delle cure e delle emergenze viene gestita da una nuova piattaforma elettronica che comprende sistemi di monitoraggio centralizzati, device in dotazione agli operatori per la gestione degli allarmi anche in contemporanea, triage immediato per garantire interventi tempestivi. «I frequenti allarmi, il rumore continuo dei sistemi di monitoraggio ha spiegato Maria Luisa Ventura, responsabile dell'unità operativa di Terapia Intensiva Neonatale alla Fondazione MBBM creavano spesso stress e ansia nel personale, penalizzando l'efficienza generale anche a causa di allarmi non gestiti secondo un ordine di effettiva emergenza. Per mantenere il controllo del comportamento dei bambini, tutto lo staff del reparto è stato coinvolto a collaborare con ingegneri e tecnici per studiare un modello organizzativo che prevedesse la possibilità di monitorare costantemente i piccoli pazienti». Il risultato è un software disponibile su smart pager («cercapersone») simili ai comuni smartphone, grazie al quale è possibile condividere i parametri vitali rilevati nelle singole stanze, ricevere tempestivamente gli allarmi e darne una valutazione in tempo reale, gestirli direttamente oppure «dirottarli» su un collega qualora l'operatore fosse impossibilitato. La disponibilità delle cartelle cliniche su server e l'informatizzazione dei processi ha migliorato l'efficienza del reparto e la capacità del personale di offrire più facilmente assistenza e cure adeguate.

Il reparto di terapia intensiva neonatale di Monza, passato nel 2016 da 500 a 1600 metri quadrati, dispone di 12 posti letto per le cure intensive. Non solo, il reparto è stato studiato per creare un ambiente confortevole per lo staff e per le famiglie dei pazienti grazie alla particolare articolazione con corridoi «a curva» che affievoliscono la diffusione dei rumori e all'introduzione delle «single family room» stanze riservate ai genitori dei bimbi ricoverati, che supera il vecchio open space dove i pazienti erano ricoverati tutti insieme.

Il coinvolgimento della famiglia è parte integrante del processo di cura del neonato: come è stato dimostrato da studi scientifici, ha portato effetti positivi, come la riduzione delle sepsi nosocomiali, dei problemi respiratori, della durata della degenza, e il miglioramento delle condizioni generali in termini di maggiore autonomia nella nutrizione e aumento del peso e accelerato la guarigione dei piccoli. «Il nuovo modello, attraverso queste scelte strutturali e organizzative spiega Paolo Tagliabue, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale della Fondazione MBBM favorisce la convivenza tra operatori e familiari, in modo che questi ultimi possano rimanere con il proprio bambino per tutto il tempo che desiderano, consentendo contemporaneamente agli operatori di muoversi in modo efficiente ed efficace in tutte le situazioni. Si tratta di un approccio fondamentale in casi che spesso richiedono ricoveri di alcuni mesi: è stato, infatti dimostrato che favorire la presenza costante e il contatto dei familiari, in particolare della mamma, rende più efficaci le cure.

Non dimentichiamo che le malattie neonatali sono la prima causa di morte nell'infanzia, tra queste in particolare la prematurità».

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