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C'è poca Italia nell'Euro-exploit

Solo 16 italiani titolari nelle sei squadre protagoniste nelle coppe

Matteo Basile

Il grande exploit del calcio italiano è stato celebrato in tutte le salse. Quattro vittorie su quattro nel secondo turno di Champions League, un risultato strepitoso. Una performance che mancava al nostro calcio dal novembre 2005. Quasi 13 anni pieni senza en plein. Un risultato che dà morale e rinfranca il mondo pallonaro sempre alle prese con risultati altalenanti e ancora sotto choc per la cocente delusione dell'esclusione dall'ultimo Mondiale.

Un risultato non solo utile di per sè, considerando che si tratta del migliore score per nazioni di questo secondo turno, visto che agli altri tre paesi che schierano quattro club le cose sono andate peggio: una sola vittoria su quattro per le inglesi, due vittorie per le spagnole e tre per le tedesche. Ma il risultato vale soprattutto per il ranking che ha permesso all'Italia di superare l'Inghilterra al secondo posto della graduatoria per nazioni.

Eppure, analizzando i dati al di là della giornata, forse non è per davvero un trionfo per il calcio italiano. C'è differenza infatti tra le società italiane e il nostro calcio. Già, perché guardando le formazioni di Juventus, Inter, Roma e Napoli impegnate in Champions league, Lazio e Milan in Europa league soltanto 16 giocatori italiani nel complesso sono partiti titolari. Una vera penuria, che fa pensare che in fondo il nostro calcio non stia così bene e i cronici problemi della nostra Nazionale siano, di fatto, tutti qui. Anche perché di questi magnifici 16, soltanto 10 sono stati chiamati da Mancini per gli impegni con Ucraina e Polonia. D'Ambrosio, Insigne, Bonucci, Bernardeschi, Florenzi, Pellegrini, Romagnoli, Bonaventura, Acerbi e Immobile, cui si aggiunge Calabria convocato per la selezione Under 21. Nessuna formazione italiana ha schierato, in questo trionfale turno di Champions, più di tre calciatori italiani nell'undici iniziale. Tre Juventus, Roma, Milan e Lazio, due l'Inter e soltanto uno, Insigne, il Napoli.

Certo i risultati positivi portano a rallegrarsi per il nostro movimento ma spulciando i dati un po' in profondo quello appena celebrato urbi et orbi non può considerarsi un successo italiano vero e proprio. E se la nostra Nazionale continua a stentare e magari a fare brutte figure, le motivazioni vanno ricercate proprio nella mancanza di giocatori italiani schierati dalle nostre big. Poche responsabilità, però, da attribuire. Da una parte il nostro panorama calcistico non offre quei talenti prodigiosi che sapeva mettere in mostra fino a dieci anni fa. Dall'altra, è vero, manca il coraggio di società e allenatori di lanciare i giovani, anche quando sono bravi e meritevoli. E sullo sfondo, c'è sempre quello strano fascino dell'esterofilia che ci porta a vedere come potenziali fenomeni ragazzini stranieri piuttosto che i nostri cresciuti nei vivai o nelle serie minori. Ma intanto, festeggiamo.

In quello, siamo maestri.

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