Controcultura

Addio a Guccione, pittore degli orizzonti interiori

Ha inseguito l'idea di azzurro. Fra cielo e mare della sua Sicilia il realismo diventa astrazione

Addio a Guccione, pittore degli orizzonti interiori

L'azzurro. L'azzurro assoluto, l'idea dell'azzurro. Nessun artista ha così tenacemente ricercato l'essenza dell'azzurro come Piero Guccione, il pittore e incisore morto ieri a 83 anni. Se ne è lasciato permeare con voluttà. A una così alta meta era giunto soltanto il poeta Mallarmé con la sua esaltazione de L'Azur nei celebri versi: «De l'éternel azur la sereine ironie/ Accable, belle indolemment comme les fleurs/ Le poète impuissant qui maudit son génie/ A travers un désert stérile de Douleurs.../ En vain! l'Azur triomphe, et je l'entends qui chante/ Dans les cloches. Mon âme, il se fait voix pour plus/ Nous faire peur avec sa victoire méchante,/ Et du métal vivant sort en bleus angelus!/ Il roule par la brume, ancien et traverse/ Ta native agonie ainsi qu'un glaive sûr;/ Où fuir dans la révolte inutile et perverse?/ Je suis hanté. L'Azur! l'Azur! l'Azur! l'Azur!». («Dell'eterno azzurro la serena ironia/ Perseguita, indolente e bella come i fiori,/ il poeta impotente che maledice il suo genio/ attraverso un deserto sterile di Dolori:/... In vano! L'Azzurro trionfa, e lo sento cantare/ nelle campane. Anima mia, ecco diventa voce/ per atterrirci con la sua malvagia vittoria,/ e sorge come un angelo blu dal vivo metallo!/ Si espande tra la nebbia, antico e traversa/ la tua agonia nativa come una spada sicura;/ Dove fuggire nella rivolta inutile e perversa?/ Mia ossessione. Azzurro! Azzurro! Azzurro! Azzurro!»)

L'eternel azur: questa è probabilmente la strada per intendere Piero Guccione, nella sua ostinata concentrazione, in una porzione del mondo fra il cielo e il mare, tra Modica e Scicli. Un azzurro senza limiti, come non si avverte il limite fra il cielo e il mare. E, attraverso questo processo, perde senso la distinzione tra realtà e astrazione.

Il cielo è pensiero del cielo. Il cielo è anche sinonimo di Paradiso nella terminologia cristiana, ma esso è, per Guccione, il tema estremo. Nella sua lunga ricerca, ogni soggetto rimanda a un altro da sé, a un sé profondo, puro: il fiore non è quel fiore da cui pure l'esperienza visiva parte, ma è l'essenza del fiore. Così come l'interno di una stanza evoca la memoria di episodi, emozioni, situazioni, sentimenti, nelle stagioni di una vita, attraversata da pochi eventi esterni, ma da molti tumulti interiori. Anche nella sua ininterrotta riflessione sull'arte, Guccione si confronta con i maestri del passato, da Michelangelo a Friedrich. Cercando qualcosa che è oltre le loro forme. Cercando qualcosa di sé in loro, ed estraendolo. È questo il principio che dà senso alla nostra lettura di Montaigne, di Leopardi, di Proust, di Mallarmé: cercare e trovare qualcosa di noi in loro. Con la pittura, con il pastello è più difficile, perché occorre stare all'immagine, non solo evocarla.

Un più antico collega di Guccione, Giuseppe Santomaso, nel pieno della maturità, dopo avere lungamente elaborato un'arte astratta, tornò a una essenziale e rarefatta figurazione nella serie delle Lettere a Palladio dove i motivi architettonici, le partiture lineari, e anche una geometria tremolante nell'atmosfera, si fondevano con la luce, ordine e misura della mente. A quel traguardo Guccione è arrivato naturalmente. A un certo punto ha deciso: non più la città, ma la luce del cielo, il mare. Ha realizzato con gli occhi la condizione folgorata da Ungaretti: «M'illumino d'immenso». Ma dipingendo questa realtà così assoluta e pura, Guccione ha descritto, con incontenibile aspirazione alla perfezione, stati d'animo. Un processo mistico, quanto immanente. Egli porta verso l'assoluto azzurro i pensieri di Cézanne e Morandi, maestri di sensibilità affine. Guccione osa di più, cerca la coincidenza tra il fenomeno e il noumeno. E si pone, non per caso, nel punto più estremo dell'Occidente, in una terra di confine. Scicli, Modica, la Sicilia, sono insieme origine e fine.

Guccione è come il guardiano del faro, che presidia la civiltà, osservando l'ultimo orizzonte, misurando il suo e il nostro destino con l'infinità del mare. Ora Piero continua a esistere in quell'azzurro, che parla di lui.

Essenza della sua esistenza.

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