Cronaca locale

Nel capannone in fiamme c'erano cumuli fuorilegge

Scoperti giovedì dai vigili in un blitz a Quarto Oggiaro La ditta, senza licenza, non poteva stoccare materiale

Nel capannone in fiamme c'erano cumuli fuorilegge

Una notte infernale. Quando si parla di roghi non serve ricorrere a chissà quali figure retoriche: il fuoco brucia, distrugge come poche altre forze in natura. E se ad andare in fiamme sono depositi di stoccaggio di rifiuti - com'è successo domenica, con due incendi in altrettanti capannoni a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro, a poche ore di tempo l'uno dall'altro - il dolo è da subito molto più di un'ipotesi e lo stesso vale per il pericolo della cosiddetta «reiterazione del reato». Perché è risaputo: malviventi di ogni genere, ma soprattutto la criminalità organizzata, con il fuoco da sempre risolvono più di un problema.

Ieri mattina i vigili del fuoco erano ancora al lavoro per domare definitivamente le fiamme che sono divampate domenica sera intorno alle 21 tra Quarto Oggiaro e la Bovisasca, all'interno di un'azienda di stoccaggio rifiuti, la Ipb, che si trova in via Dante Chiasserini. Prima che i pompieri riuscissero a circoscriverlo e a controllarlo il fuoco ha attaccato il vicino deposito dei minibus del Consorzio Gpt, società che si occupa per conto del Comune di Milano del trasporto degli utenti nei centri diurni riabilitativi e due persone sono rimaste lievemente contuse. L'incendio è stato così devastante (si è sviluppato su 2mila500 metri quadrati) che Dante Pellicano, direttore regionale dei vigili del fuoco della Lombardia, ieri si è sbilanciato a dichiarare: «durerà ancora tanto. Parliamo di giorni. I prodotti della combustione circoleranno ancora tanto tempo».

La sera di domenica e la successiva nottata erano però appena cominciate. Sei ore e mezzo dopo il rogo di via Chiasserini, all'alba di ieri, intorno alle 4.30, infatti, è scoppiato un altro incendio ad appena cinque chilometri di distanza da Quarto Oggiaro. È accaduto a Novate Milanese, all'angolo tra via Eugenio Curiel e via Fratelli Beltrami dov'è andata in fiamme la ditta RiEco che lavora plastica e carta. Otto le squadre dei vigili del fuoco impegnate nello spegnimento del rogo che ha coinvolto soprattutto la carta da macero stoccata nell'area. Un'alta colonna di fumo è risultata visibile per ore da molti punti della città, anche a vari chilometri di distanza e fino nel primo pomeriggio di ieri. Appena tre anni fa, nel 2015 e sempre di domenica (era l'alba del 28 giugno) nella stessa ditta di Novate si era registrato un altro incendio.

Ma addentriamoci nelle vicende che negli ultimi giorni hanno riguardato le due società andate a fuoco domenica. Giovedì alla Ipb di via Chiasserini c'era stato un sopralluogo di tecnici del settore ambiente della Città metropolitana per verificare lo stato dei locali dove venivano stoccati i rifiuti dopo che alla Ipb srl, in qualità di affittuaria dei locali, era subentrata la Ipb Italia. Cos'era successo? La nuova società aveva chiesto il permesso all'autorità metropolitana per le volture nelle autorizzazioni per lo smaltimento e dunque per subentrare nel trattamento dei materiali, ma non l'aveva ricevuta per la mancanza di una fideiussione necessaria a coprire possibili danni ambientali. Fino ad allora quindi all'interno dei capannoni andati a fuoco non potevano essere stoccati e smaltiti, ma persino nemmeno portati i rifiuti. Quando però i tecnici, insieme alla polizia locale, hanno deciso il sopralluogo il deposito era già pieno di cumuli di stracci, plastica e gomma piuma. Tre giorni dopo, cioè domenica sera, c'è stato il rogo.

Proprio questa particolarissima concatenazione degli eventi non lascerebbe particolari dubbi sulla natura dolosa dell'incendio, soprattutto se si considera che sempre la settimana scorsa anche alla Rieco di Novate erano stati fatti dei controlli.

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