Cronaca locale

«Patto tra le anime di Fi per battere a Milano la Lega alle Europee»

Il neo vicecoordinatore regionale del partito «Marcare le differenze come faceva Salvini»

Chiara Campo

Pietro Tatarella, 35 anni, consigliere comunale appena nominato vicecoordinatore regionale di Forza Italia. Un paio di anni fa in fase «rottamatore» disse: «Se aspetto che si riconosca il lavoro di noi giovani invecchio». Ora è vice di Mariastella Gelmini in Lombardia, è scattato davvero il rinnovamento?

«É un primo segnale, è maturata la consapevolezza che è necessario fare qualcosa da qua al voto delle Europee che si terrà a maggio. Nonostante qualcuno continui a ripetere che spariremo, dimostreremo invece che ci siamo e sappiamo ancora dire la nostra».

Non ha mai risparmiato critiche sulla gestione del partito, come si muoverà ora che ha voce in capitolo?

«Nonostante tanti anni di militanza, prima in Consiglio di zona e poi a Palazzo Marino (consigliere per due mandati, anche capogruppo durante la giunta Pisapia ndr.) non mi sono mai occupato del partito e chiaramente ora ho la responsabilità di dimostrate che quello che dicevo può essere seguito dai fatti. L'obiettivo principale è tirare fuori quanto di buono c'è nei Municipi e nei Comuni, cercheremo di valorizzare le tante persone di valore che militano dentro Forza Italia».

Silvia Sardone ha lasciato in polemica Fi per aderire al gruppo misto. Sono girati vari nomi di azzurri pronti a saltare sul carro della Lega. Le Europee rischiano di accelerare la fuga?

«C'è una grande diversità tra noi e la Lega quindi se qualcuno passasse oggi al Carroccio sarebbe mosso solo da una scelta di convenienza, non dettata da motivi culturali e valoriali. Le differenze esistono e sono ben precise, anzi emergono ancora di più ora che sono al governo con i 5 Stelle. I sondaggi li leggiamo tutti ma io penso che ci siono tutte le condizioni per uscire dalla palude. Matteo Salvini che ha preso la Lega al 3% e l'ha portata dov'è ora, bisogna lavorare, girare il più possibile nei territori e valorizzare le persone che lo meritano».

Nella campagna per il voto del 4 marzo su alcuni temi Fi ha inseguito la Lega. Giorni fa sul caso degli stranieri esclusi dalla mensa a Lodi lei ha scritto su Facebook: «Non si fanno mangiare i bimbi in una mensa separata. Forse ha ragione Giorgetti, il centrodestra è finito». Ora marcate le distanze?

«Io non credo come ha sostenuto Giorgetti che non esistano più centrodestra e centrosinistra, ma per me ci sono dei mattoni, le nostra fondamenta ideali che è giusto rimarcare quando vengono intaccate dalle politiche di questo governo. Su Lodi dico che la lotta ai furbetti non va fatta pagare a dei bambini. Bisogna avere il coraggio di dire quello che pensiamo, quando Salvini era alleato al 3% e Fi al 30% non ce ne ha risparmiate, potremmo scrivere un libro sulle sue prese di distanza, magari saremo un pò meno arroganti».

Nel 2019 si vota anche in tanti Comuni importanti della Lombardia come Bergamo e Pavia. Correrete con lo schema Fi-Lega-Fdi o ci saranno sorprese?

«Credo che non si possa prescindere da quell'alleanza, andremo uniti a livello locale anche se non mi stupirebbe che in alcuni Comuni la Lega decidesse di correre da sola, è già successo in passato. Dobbiamo candidare persone del luogo e riconoscibili, la formula che ha avuto successo in sfide dure come Sesto San Giovanni e Cinisello. Sulle Europee si vota col proporzionale, non c'è coalizione: dovremo avere 4-5 punti chiari e marcare le differenze con la Lega senza avere paura di essere additati come partito delle élite. Io mi sento tutto tranne che elitario. Lega e M5s sono due ubriachi che si sostengono col compromesso politico, stanno emergendo incongruenze enormi».

Il voto Ue è un «riscaldamento» per Milano 2021?

«Non possiamo aspettare il nome calato dall'alto 40 giorni prima, dobbiamo fare sintesi e identificare come Fi il candidato già nei prossimi mesi. E per avere forza nella scelta del nome alle Europee non possiamo permetterci di arrivare troppo distanti dalla Lega, sarà l'ultima occasione per misurarci in città.

Ci vuole un patto per Milano tra le varie anime di Fi.

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