Cultura e Spettacoli

Il Sollima americano è da meritati applausi

di Stefano Sollima con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener, Isabela Moner

La guerra al narcotraffico, ormai, non conosce più regole. Al confine fra Messico e Stati Uniti si gioca una partita a scacchi inasprita. I cartelli della droga, infatti, hanno deciso di infiltrare, sul territorio americano, dei terroristi rei poi di attentati sanguinari. La CIA deve rispondere e per fronteggiare i narcos ecco che l'agente federale Matt Graver (Josh Brolin) deve fare ricorso all'implacabile Alejandro (Benicio Del Toro), che ha già perso la sua famiglia, sterminata da un boss del cartello. La tattica è quella di scatenare una battaglia tra le bande. Rapisce, allora, la figlia dell'uomo che gli aveva ucciso i famigliari, facendogli credere che il rapimento sia opera dei suoi rivali. Non tutto fila come dovrebbe, però. La ragazzina, a un certo punto, viene considerata un danno collaterale. Alejandro come si comporterà? Provare a girare il sequel del meraviglioso cult Sicario, apice della carriera del regista Denis Villeneuve, pellicola che si ricorda anche per una delle più impressionanti scene di apertura della storia del grande schermo, era impresa da far tremare i polsi. Eppure, Stefano Sollima, alla sua prima direzione hollywoodiana, è riuscito non solo a non far rimpiangere il capostipite, ma, per molti versi, a fare anche meglio del suo predecessore. Sollima, forte dell'esperienza seriale accumulata tra Romanzo Criminale e Gomorra (questo è il secondo episodio di una saga), oltre che in film come ACAB e Suburra, non ha commesso l'errore di inseguire, per comodità, lo stesso timbro scenico retorico di Villeneuve, finendo, invece, per imporre il proprio stile (già apprezzato in Italia), abbattendo i filtri compiacenti americani, senza cercare di strizzare forzatamente l'occhio agli spettatori, ma preferendo gettare nell'arena, in maniera asettica, i suoi personaggi non etichettabili (moralmente, sono tutti perdenti). Un «western noir disperato», che indaga nelle menti dei protagonisti muovendosi sul sottile confine tra violenza e morale, spettacolarizzandole.

Peccato che la sceneggiatura non sempre lo supporti, ma questo di Sollima è un grandissimo film del quale andare orgogliosi.

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