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Mélenchon indagato: appropriazione indebita e finanziamenti illeciti

Il politico ha reagito all’apertura delle indagini proclamandosi “vittima di una persecuzione ordinata da Macron”

Mélenchon indagato: appropriazione indebita e finanziamenti illeciti

Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di estrema sinistra La France Insoumise, è stato indagato dalla Procura di Parigi per “appropriazione indebita” dei fondi del parlamento europeo e per avere impiegato “finanziamenti sospetti” per organizzare la propria campagna presidenziale del 2017. Gli inquirenti hanno condotto perquisizioni nella sede del partito e hanno sottoposto a un interrogatorio di cinque ore lo stesso Mélenchon.

I media d’Oltralpe, citando fonti vicine alla Procura, affermano che il politico di estrema sinistra avrebbe impiegato, dal 2014 al 2017, i fondi dell’assemblea di Strasburgo non per pagare i membri del suo staff parlamentare, bensì per finanziare viaggi all’estero. Egli avrebbe quindi utilizzato il denaro accordatogli dagli uffici contabili dell’europarlamento per condurre attività prive di carattere istituzionale. Un altro fascicolo aperto dai magistrati a carico di Mélenchon attiene alla provenienza dei fondi utilizzati da quest’ultimo per condurre la propria campagna presidenziale del 2017. Sempre secondo i media, i magistrati avrebbero considerato come “incompleti” e “contraddittori” i dettagli forniti dai dirigenti de La France Insoumise circa l’identità dei finanziatori della campagna elettorale. La scarsa trasparenza dei documenti contabili presentati agli inquirenti dal partito di sinistra ha indotto il Procuratore di Parigi ad affidare tale fascicolo ai magistrati del pool anticorruzione.

Al fine di raccogliere elementi utili allo sviluppo delle indagini, l’autorità giudiziaria ha disposto accertamenti all’interno della sede della formazione politica. All’arrivo della polizia negli uffici de La France Insoumise, i militanti del partito, capeggiati da Mélenchon in persona, hanno iniziato a inveire contro gli agenti e a prendere a spintoni questi ultimi. Il leader della sinistra radicale ha poi urlato ai poliziotti: “Io sono la Repubblica!”. A causa di tale atteggiamento di sfida nei confronti delle forze dell’ordine, Mélenchon è stato indagato per una nuova ipotesi di reato: “violenza e minaccia a un pubblico ufficiale”.

Pochi giorni dopo la perquisizione, i magistrati hanno convocato il politico in Procura con l’obiettivo di sottoporlo a interrogatorio. Dopo essersi confrontato con i magistrati per cinque ore in merito alle accuse di appropriazione indebita e di finanziamenti illeciti, il leader della sinistra radicale ha rilasciato ai media “dichiarazioni di fuoco” all’indirizzo del governo Macron: “Le indagini a mio carico si basano su testimonianze ridicole. Sono vittima di una vera e propria persecuzione politica. Evidentemente, Macron ha deciso di zittire l’unica vera opposizione alle sue politiche esistente nel Paese. Signor presidente, non si illuda. Il suo piano fallirà miseramente.” Tali esternazioni hanno provocato la reazione indignata dell’esecutivo transalpino. Il Primo ministro Edouard Philippe ha subito condannato la tesi di Mélenchon, definendola “scioccante”: “È inquietante ascoltare un membro del parlamento accusare il governo di pianificare la repressione delle opposizioni.

La magistratura e le forze dell’ordine sono e saranno sempre indipendenti in questo Paese.”

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