Cultura e Spettacoli

Il meglio della Pmf in un quadruplo cd

La band regala ai fan il meglio del suo repertorio e prepara il tour 2019

Ferruccio Gattuso

Si vogliono bene sul serio, quelli della Pfm. Non potrebbe essere altrimenti se, per 46 anni tondi, non hanno mai smesso di pensare a fare musica.

E a guardare Franz Di Cioccio e Patrick Djivas in sede Sony, per presentare il cofanetto Pfm The Very Best 1972-2018 (acronimo tvb, per l'appunto) uscito ieri, la sensazione è che questi signori andranno avanti ancora per un bel po': hanno un entusiasmo che gli permette di vivere a cento all'ora il presente. Quale presente? Eccolo servito: oltre al cofanetto in questione un quadruplo cd, raccolta rimasterizzata in formato book da 60 pagine con art work di Guido Harari, interviste e foto inedite ci sono una consacrazione ufficiale come Band internazionale dell'anno ai Prog Music Awards Uk 2018, il grande successo dell'ultimo album di inediti Emotional Tattoos uscito un anno fa, il conseguente tour mondiale che ha portato la band dall'America al Giappone e, per finire, gli impegni in agenda nel 2019, il tour italiano «Pfm canta De André Anniversary» (prima data il 12 marzo al Teatro Europa di Bologna), per celebrare il quarantennale della storica collaborazione con il cantautore genovese e, a febbraio, la terza crociera «On The Edge» che porterà la Pfm unica band italiana a bordo in nave partendo da Tampa, Florida, insieme alle più grandi band di rock progressivo del mondo, tra cui Yes e Marillion. Poi, ovvio, non ci si stupisce se Franz Di Cioccio dice: «Noi non facciamo serate, facciamo concerti. Ci mettiamo la pancia, fuggiamo dalle ripetizioni, e dalle scalette. Se ci osservate, sul palco ci guardiamo sempre, perché andiamo sul momento, improvvisiamo. È questo che spiega perché, dopo seimila live, abbiamo ancora voglia». Ecco perché, con orgoglio, batterista e bassista della Premiata preferiscono sentirsi «figli dell'analogico, della musica che si prende i suoi tempi, su vinile, piuttosto che di questa cosiddetta musica liquida, che arriva veloce ma poi sbanda alla prima curva».

Ragionamento che porta al successivo: talent show? No grazie. «Noi veniamo dalla cultura delle jam session spiega Djivas Non potremmo mai fare i giudici in un talent. Per noi la musica è condivisione, non gara».

Di Cioccio aggiunge: «Fai quello che sei, è la mia regola: in questi talent i mezzi sono ricchi, ci sono luci e suoni pazzeschi, che ti presentano come non sei».

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