Sport

Lo stile di Marquez apre una nuova era

di Benny Casadei Lucchi

Marc Marquez il pilota più forte dai tempi del giovane Vale Rossi e dalla notte dei tempi dell'Ago Giacomo Agostini. Marc Marquez che da ieri ha conquistato il diritto di farci dubitare che i più grandi non siano davvero i più grandi e che il più grande sia lui. Per esempio, il Vale Rossi, l'unico fenomeno a cui per talento, cattiveria agonistica e simpatia istintiva il campione spagnolo viene talvolta accostato. Possiamo, ora, pensare che il catalano sia addirittura più grande del Vale nostro che ha trasformato uno sport di nicchia in un rito nazionalpopolare? Assolutamente no, se nel farlo parliamo di impatto mediatico, di travolgente trasversalità comunicativa, d'innata capacità di attrarre gente che neppure era mai salita in sella a una motocicletta. Assolutamente sì, invece, se restiamo nel puro recinto dei progressi che il motociclismo, come stile di guida, sta facendo grazie allo spagnolo.

Ci sono campioni che con le loro imprese hanno la forza di imprimere al proprio sport una spinta netta verso il futuro. Sono gli inventori e perfezionatori del gesto agonistico, sono muratori che aggiungono mattoni di stile. Magari non riempiranno mai gli annuari delle vittorie tanto quanto altri più voraci, però legheranno per sempre se stessi, a volte dando addirittura il proprio nome, a un decisivo passo avanti per la disciplina che interpretano. Nell'atletica abbiamo avuto l'esempio più limpido e netto quarant'anni esatti fa, quello di Dick Fosbury, nel salto in alto. Tutti superavano l'asticella di ventre, lui iniziò a farlo contro natura, di dorso. Si mise in tasca olimpiadi e record. Ora tutti saltano così, con il Fosbury. Prendiamo Jean Vuarnet, nello sci, fu lui a introdurre la posizione a uovo nella discesa libera. Tornando al motociclismo, Kenny Roberts, a metà anni '70, sbarcò in Europa dagli Usa e sconvolse il motomondiale trionfando a raffica. Era forte? Certo. Ma soprattutto curvava e si buttava giù ginocchio a terra, primo a sfidare le leggi della gravità, Marziano iniziarono a chiamarlo. Adesso tutti piegano così. Anzi no. Ce n'è uno che quando curva piega talmente tanto che poi cade ma non cade e con un magico colpo di ginocchio e reni resta in sella raddrizzando la moto pronta prima di altre ad accelerare via lontano, verso altri mondiali. È Marquez.

Marziano anche lui.

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