Cronache

Presi tre killer stupratori: tutti col permesso scaduto

Sono due senegalesi e un nigeriano con un visto umanitario. Si cercano ancora gli altri complici

Presi tre killer stupratori: tutti col permesso scaduto

Desirée era una preda. Il branco l'aveva osservata, braccata, attirata a sé usando come esca la droga, da tempo diventata la sua fragilità. Poi aveva fatto scattare la trappola e dopo averla stordita con un mix letale di crack, eroina e alcool ha abusato ripetutamente di lei.

Mercoledì notte gli agenti della squadra mobile, diretta da Luigi Silipo, hanno catturato i tre animali, responsabili della morte della sedicenne di Cisterna di Latina. Si tratta di due senegalesi, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43, irregolari in Italia. Il primo era già stato espulso con provvedimento del prefetto di Roma il 30 ottobre 2017, ma si era reso irreperibile. Ieri mattina, invece, sempre con l'accusa di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacente, è finito in prigione Alinno Chima, nigeriano di 46 anni, anche lui con precedenti per spaccio. Era nel nostro Paese con un permesso di soggiorno a fini umanitari scaduto da qualche mese ed è stato rintracciato nella ex fabbrica di Pennicellina di via Tiburtina, in zona San Basilio. Gli altri due, invece, sono stati sorpresi al Pigneto e a piazzale del Verano, non lontano dallo stabile dove è avvenuta la violenza.

Ma potrebbero essere più di tre le belve, che giovedì 18 ottobre hanno approfittato della vittima e del suo stato di incoscienza, nel rudere abbandonato in via dei Lucani, a San Lorenzo, fino a portarla alla morte. «Quella notte ero nel palazzo - spiega un testimone già sentito in questura - Ho visto Desirée star male. Era per terra e aveva attorno 7-8 persone. Le davano dell'acqua per farla riprendere. Attorno all'una qualcuno chiamò i soccorsi».

La giovane per dodici ore sarebbe rimasta incosciente e a turno sarebbe stata violentata, mentre stava morendo, senza nessuna pietà. I balordi si sarebbero divertiti con Desirée, che già da una quindicina di giorni si faceva vedere in quel covo di tossici e spacciatori, dove comprava droga anche in cambio di prestazioni sessuali.

Davanti al procuratore aggiunto Maria Monteleone, al pubblico ministero Stefano Pizza e al capo della mobile in questi giorni, anche ieri, sono sfilate una decina di persone, tra cui tre amiche e un amico, che avevano trascorso l'ultima serata con la sedicenne. Non sospettati, per ora, ma convocati come soggetti informati sui fatti.

Dopo la separazione dei genitori la ragazza era stata affidata alla nonna. Quel giovedì maledetto le aveva raccontato che sarebbe rimasta a dormire a Roma da un'amica. Invece è andata a San Lorenzo, qualcuno dice per recuperare il cellulare ceduto tempo prima ai pusher extracomunitari in cambio dell'eroina. Quello stabile doveva essere sgomberato dalle istituzioni, le stesse che ora fanno a gara per rendere omaggio alla memoria della vittima. Desirée secondo l'autopsia sarebbe morta per overdose o per soffocamento, ma per stabilirlo con certezza bisognerà attendere il responso degli esami tossicologici.

«Amava l'arte, amava i colori - dice l'avvocato di famiglia Valerio Masci, che chiede di rispettare il silenzio stampa - Conoscevo abbastanza bene Desirée. Voleva iscriversi all'Istituto d'Arte.

Non posso immaginare che stesse frequentando cattive compagnie però in realtà, poi, l'abbiamo trovata lì dentro e non sappiamo per quale motivo e quale ragione».

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