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È uno show in lattina. Ricciardo pole dispetto

Daniel batte Verstappen e gli nega il record del più giovane. Hamilton terzo, Vettel quarto

È uno show in lattina. Ricciardo pole dispetto

Sempre davanti a tutti, l'olandesino al volante. Nelle libere uno e due e in quelle del sabato e nel Q1, nel Q2 e nel primo tentativo del Q3 e poi... poi arriva quel tipo che ride sempre, anche quando tutto gira male, oddio, ogni tanto gli scappa un dito alzato rivolto alla sua macchina, come dopo il ritiro di Austin, che non è molto elegante però è molto canguro, arriva quel tipo lì di nome Daniel Ricciardo che per 26 millesimi fa il dispetto più grosso e grasso al proprio quasi ex team e al proprio quasi ex compagno Max Verstappen. Ride, ride, ride «sapevo di potercela fare e sono riuscito a mettere insieme il giro perfetto» dice Daniel nella bolgia del circuito messicano. Ride, ride, ride «e sono felice, sono esaltato, e fare la pole qui è meraviglioso, tanto più che abbiamo la doppietta e non so più da quanto tempo la Red Bull non occupava tutta la prima fila...».

Dal 2013, altra epoca, altre monoposto, altro mondo. Non ride, non ride, non ride invece l'olandesino al volante perché «troppi errori, qualifiche da schifo» vorrebbe urlare da quanto è arrabbiato. Gli pesa come un macigno aver mancato l'appuntamento con l'unico record di precocità che ancora gli mancava, quello del più giovane pilota della storia in pole. E Sebastiano Vettel, quarto a 2 decimi e dietro a Hamilton, sentitamente ringrazia Ricciardo. Perché è proprio a lui che Max avrebbe tolto quel primato, dopo averlo privato degli altri, dal podio più giovane alla vittoria più baby. Un record prezioso, a cui teneva, tanto più in una stagione diventata disgraziata come questa, in cui gran parte dell'autorevolezza automobilistica accumulata in tanti anni è svanita a suon di testacoda. Seb aveva trionfato a 21 anni e 72 giorni, era l'anno 2008, era a Monza, nel diluvio, al volante di una Toro Rosso, mica una Red Bull. Per cui bene così. Anche perché è stato un piacere osservare i grandi capi del team bibitaro mentre facevano finta di ridere e ridere e ridere e invece la gioia di avere due monoposto davanti a tutti non li ha compensati del fastidio di vedere il record del pupillo non arrivare e l'incontenibile gioia dell'australiano ormai separato in casa.

Quanto al mondiale, al titolo ormai idealmente mezzo cucito sulla tuta di Lewis Hamilton, va dato atto alla Mercedes di aver deciso, benché di nuovo permessi, di non utilizzare i cerchi coi fori proibiti ad Austin (probabilmente per evitare successivi contenziosi e un mondiale sub iudice) che da Spa a Suzuka, cioè nelle gare in cui ha capovolto il mondiale, l'avevano aiutata a non rovinare le gomme. «Conterà molto la partenza, la prima curva» dice Lewis. Sarà infatti cruciale quella staccata perché ci si arriverà dopo lungo e ampio rettilineo e con un Verstappen pronto a tutto pur di vendicare l'offesa subita in qualifica. Non avrà nulla da perdere lui, non avrà nulla da perdere Ricciardo, avranno invece molto da perdere Vettel («vediamo al via, la macchina è buona») alla ricerca di una vittoria che manca da troppo tempo, ed Hamilton che vorrebbe un successo (gli basta il settimo posto) per onorare il quinto titolo, affiancando da vincente sul gradino della storia il signor Juan Manuel Fangio.

In Tv: Diretta Sky e TV8, 20.10

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