Politica

Spread e Alitalia, Tria si vendica di Di Maio

Il ministro dell'Economia sconfessa il vicepremier pure sugli istituti di credito

Spread e Alitalia, Tria si vendica di Di Maio

Roma - «Draghi ha detto la realtà come banchiere centrale. È chiaro che lo spread a questo livello è dannoso. Ma come facciamo a farlo scendere? Basta abbassare il deficit al 2,2%? Può contare nei rapporti con l'Europa, ma i decimali non credo preoccupano i mercati. Ho incontrato leader di tutto il mondo e non mi chiedevano del deficit ma di come va l'Europa». Il ministro Tria si toglie sassolini dalle scarpe e approfitta del momento di debolezza mediatica di Di Maio per rubargli la scena. Ed è così che il leader grillino viene sconfessato sia dal suo alleato di governo Salvini sia dal ministro dell'Economia. Tria, intervento dalla festa del Foglio a Firenze parla anche dell'incertezza politica come unica causa dei movimenti dello spread. Ed esorta i suoi colleghi di governo a sbloccare le opere pubbliche, volano indispensabile per rilanciare l'economia del Paese. Ovviamente il ministro difende le scelte del gabinetto Conte e a proposito del reddito di cittadinanza aggiunge: «Alla fine costerà nove miliardi, meno di quanti ne sono serviti ai governi del Pd per introdurre gli 80 euro». Anche su Alitalia, pur senza contrapporti frontalmente («non riguarda il mio ministero») Tria specifica che «il prestito ponte va restituito», mentre Di Maio aveva ipotizzato la conversione in azioni, operazione a rischio di sanzione dall'Ue.

Insomma se Tria da un lato ricuce le crepe prodotte dalle dissonanti dichiarazioni sulle banche di Salvini e Di Maio, dall'altro sprona il governo verso la direzione dello sviluppo. Aspetto della manovra particolarmente delicato.

Resta agli atti degli osservatori la disarmonia dei due alleati politici. Da una parte resiste Salvini nella sua posizione «salva banche», dall'altra non fa un passo indietro nemmeno il leader dei grillini. Luigi Di Maio, in visita in Sicilia, torna sul tema e avverte speculatori e alleato di governo: «Siamo vicini alle banche ma non ci metto un euro degli italiani. Ce ne abbiamo già messi troppi in questi anni».

Eppure il declassamento imposto dalle agenzie di rating mette davvero a repentaglio i risparmi delle famiglie e la salute finanziaria delle piccole e medie imprese. Tanto che ieri Tria pur rassicurando sulla solidità delle banche («sono ancora solide, sono in grado di superare i test sulla capitalizzazione - o almeno quasi tutte») ha ammesso che «non c'è nulla di strano nel dire interverremo, qualunque governo dovrebbe farlo, perché c'è un rischio sistemico».

Intervenire come? «Dire come non è possibile, se un ministro lo facesse turberebbe il mercato».

Commenti