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Bambole: ecco perché ne abbiamo paura

Amate e desiderate dai più piccoli, le bambole diventano presenze ingombranti in età adulta, tanto da terrorizzare e animare gli incubi più spaventosi: ecco perché

Bambole: ecco perché ne abbiamo paura

Se durante l'infanzia la bambola rientra tra gli oggetti del desiderio, in cima alla lista dei doni più ambiti e ricercati, crescendo perde quel fascino fanciullesco, assumendo sembianze sempre più inquietanti. Uno stravolgimento di ruoli così radicale da trovare supporto nella filmografia horror, che nel tempo ne ha fatto il suo emblema di terrore e paura. La produzione cinematografica, dagli anni '80 in poi, ha calcato la mano sull'argomento trasformando innocue e amorevoli bambole in vere rappresentazioni del maligno. Basti pensare a film come "Profondo Rosso" oppure a "La bambola assassina", ma anche "Poltergeist", che hanno condizionato l'infanzia di molti adulti di oggi che, in quegli anni, erano piccoli innocenti in balia del mistero in TV.

Chucky, protagonista del film "La bambola assassina", o Annabelle de "L’evocazione", sono le bambole horror più note e famose, la cui espressione maligna ha definito gli incubi di molti bambini. Visioni angoscianti, atmosfere lugubri incalzate da una colonna sonora ad hoc, hanno fatto il resto creando una figura difficile da rimuovere. Forse è proprio quella loro espressività così reale a renderle preoccupanti, quasi umane presenze in grado di fissare l'interlocutore con aria sorniona e malefica. Non solo dagli scaffali o dalle ceste, ma anche dal letto, sedute in bella mostra, come un tempo erano le bambole di ceramica agghindate con abiti sontuosi e boccoli morbidi. Figure quasi reali pronte a seguire, sorridenti, i passi e i movimenti dei presenti all'interno della stanza.

Benché non siano stati effettuati studi nei riguardi delle bambole, gli scienziati hanno cercato una risposta nel disagio prodotto dai robot dalla forte espressività umana. Masahiro Mori, negli anni '70, ha notato come un robot iperrealistico dalle movenze umane e dall'espressività marcata possa spaventare, proprio nel momento in cui si comporta in modo anomalo riconfermando la sua origine meccanica. È questa evidente ambiguità a far scattare l'interrutore della paura, l'impossibilità di prevedere cosa potrebbe accadere davanti a una bambola, pronta improvvisamente ad animarsi e prendere vita.

Del resto la paura delle bambole è un fatto reale e può sfociare in una fobia, nota come pediofobia, che può rendere impossibile la vita di chi ne soffre. Secondo la psicologa

com" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Kate Wolitzky-Taylor, dell’Università della California di Los Angeles (Ucla), questo genere di paura è però affrontabile: si può guarire in modo graduale, passo dopo passo, entrando lentamente in contatto con l'oggetto del terrore.

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