Cronaca locale

Lega-M5S, scontro anche in Campidoglio in attesa della sentenza Raggi sul caso Marra

Tensioni tra Lega e M5S in vista della sentenza sul caso Marra, che vede imputata la Raggi per falso. Tra le ipotesi in caso di condanna ci sono anche le dimissioni della sindaca. E il Carroccio punterebbe ad elezioni anticipate

Lega-M5S, scontro anche in Campidoglio in attesa della sentenza Raggi sul caso Marra

Le tensioni tra Lega e Movimento 5 Stelle non risparmiano neppure il Campidoglio. Anzi, sulla gestione della Capitale gli esponenti del Carroccio non lesinano le critiche nei confronti della prima cittadina. Anche e soprattutto in vista delle prossime scadenze, come quella fatidica del 10 novembre, data in cui arriverà la sentenza del processo sul caso Marra, in cui la sindaca è imputata per falso documentale.

In caso di condanna la Raggi ha fatto sapere di volersi attenere al codice etico del movimento di Grillo. Non esistono altre possibilità, secondo quanto trapela anche da fonti parlamentari che seguono il dossier romano. Se così dovesse essere, insomma, scatterebbe “l’incompatibilità con il mandato”, anche se si tratta solo di una sentenza di primo grado. In questo caso la sindaca potrebbe decidere autonomamente di fare un passo indietro, di autosospendersi passando la palla al numero due Luca Bergamo, oppure di rimettere la decisione nelle mani degli attivisti, lanciando una consultazione sulla piattaforma Rousseau. Tra le opzioni in campo c’è anche quella della prosecuzione del mandato rinunciando al simbolo del Movimento. Ma un’ipotesi del genere sarebbe perseguibile sono nel caso in cui almeno 25 dei 28 consiglieri capitolini seguissero la prima cittadina.

Insomma, tutte le ipotesi sono al vaglio, nessuna esclusa. E in questo scenario, che nel caso di una condanna, si profila a tinte fosche per la sindaca, la Lega è pronta a prendersi la sua parte. Anche se per ora conta un solo consigliere, peraltro transfugo, in aula Giulio Cesare, il partito di Salvini, infatti, sic stantibus sondaggi, sarebbe l’unico a beneficiare di un ipotetico ricorso anticipato alle urne.

Un opzione, questa, alla quale punterebbero gli esponenti romani del Carroccio.

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