Economia

Manley "stecca" la prima: Fca non convince gli analisti

In Borsa cede il 2%. Equita e Mediobanca riducono le attese sul titolo. E il neo ad sviluppa le sue idee: focus sui marchi

Manley "stecca" la prima: Fca non convince gli analisti

Fca (al secolo Fiat Group e poi Fga), che ha avuto in Sergio Marchionne un abilissimo uomo di finanza capace di dialogare e trattare personalmente con i big dei mercati, è guidata ora da un manager, l'inglese Mike Manley, con una grande conoscenza ed esperienza nel prodotto e nella sua gestione. Particolare che ha invece trovato, in alcune occasioni, l'ex amministratore delegato del gruppo poco lungimirante rispetto all'evoluzione dello scenario. E se Marchionne ha sempre accentrato su di sé le decisioni strategiche del Lingotto («quello che ha in mente di fare lo sa solo lui», ripeteva spesso chi gli stava vicino), la strategia di Manley sembra voler dare molto più peso ai collaboratori più stretti. E tra questi c'è senza dubbio Richard Palmer, direttore finanziario tra l'altro molto legato a Marchionne.

E proprio Manley e Palmer, conclusa l'altra sera a Londra la conference call sui dati trimestrali, si sono intrattenuti con una ventina di analisti: un modo, per l'ad di Fca, per sentire personalmente il polso del mercato e approfondire le conoscenze. In effetti, la prima trimestrale vera di Manley dopo la scomparsa del suo predecessore, nonostante l'ebit adjusted record e gli ottimi risultati nell'area Nafta, non ha convinto il mercato. Ieri le azioni Fca sono infatti scese del 2,2% (13,45 euro) dopo aver toccato, in mattinata, quota 13,03 euro. In tre mesi la perdita di valore del titolo Fca è pari al 7,86% (-27,57% in 6 mesi). La revisione al ribasso della guidance del target di liquidità netta per il 2018 è stato il motivo principale che ha scatenato la reazione negativa del titolo dopo i risultati.

Gli analisti di Equita, confermata la raccomandazione hold su Fca, hanno poi abbassato il prezzo obiettivo che passa da 18,5 a 17,8 euro «per il maggior debito». Fca incassa quindi la bocciatura di Mediobanca Securities, che ha tagliato il rating a neutral dal precedente outperform. Anche le incognite in Europa e in Cina destano preoccupazione.

Tocca ora al tandem Manley-Palmer, con l'apporto di Pietro Gorlier per l'Europa, tranquillizzare il mercato a partire dall'appuntamento del 29 novembre a Torino, quando i vertici di Fca diranno come sarà realizzato il piano industriale presentato cinque mesi prima a Balocco, con il focus sull'Italia (a metà del 2019 la gamma Alfa Romeo dovrebbe essere arricchita di nuovi importanti contenuti hi-tech).

La strategia di Manley, intanto, comincia a delinearsi: da uomo di prodotto quale è, si è già focalizzato sui posizionamenti e le gestioni dei vari marchi.

Su Maserati, ora guidata dal tedesco Harald Wester, sembra che l'ad del Lingotto abbia evidenziato come, dal punto di vista strategico, per il marchio si fosse persa la caratterizzazione luxury rispetto a una maggiore attenzione verso il premium.

Una bacchettata sarebbe arrivata anche a proposito di Jeep Renegade e Fiat 500X, entrambi prodotti nello stabilimento di Melfi, a causa dei posizionamenti troppo simili.

E per l'Europa la parola d'ordine è la seguente: privilegiare i margini.

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