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Tav, il M5s indietreggia Il sindaco Appendino scarica tutto al governo

«Sarò garante anche dei favorevoli all'opera» E chiama in causa Toninelli. Che temporeggia

Tav, il M5s indietreggia Il sindaco Appendino scarica tutto al governo

La Tav è un acronimo facile da sciogliere: treno ad alta velocità. Per combattere e boicottare l'ormai famoso cantiere della Torino-Lione i Cinque stelle vanno però tutt'altro che spediti. E affrontano due tipi di strategie. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, usa il metodo «scaricabarile», mentre il suo compagno di movimento Danilo Toninelli (ministro delle Infrastrutture) preferisce adottare la tattica del temporeggiare.

Alzi la mano chi si ricorda la data esatta in cui per la prima volta il ministro, a proposito della Tav Torino-Lione ha detto «valuteremo bene il rapporto costi-benefici prima di prendere una decisione». Ebbene il grillino non fece in tempo a sedersi sulla poltrona di ministro che subito annunciò il ripensamento dell'opera. «Analizzeremo approfonditamente il rapporto costi-benefici prima di decidere». Erano i primi di giugno. E la squadra, cui aveva affidato il compito, evidentemente non ha ancora finito di far di conto.

Per contro la sua collega di Movimento ha portato nella sala rossa del Consiglio comunale di Torino un ordine del giorno dove si chiede di fermare i cantieri della Tav. Il 29 ottobre con una schiacciante maggioranza Torino ha dunque bocciato l'alta velocità. Facendo tra l'altro infuriare Piero Fassino (espulso dall'aula) e Sergio Chiamparino (il governatore del Piemonte), che sulla Tav ha rilanciato un azzardo economico: «Se il governo non la finanzia, i soldi li troverà la Regione».

D'altronde per i grillini continua a far fede quanto professato dallo stesso fondatore nello statuto. A proposito di trasporti (una delle cinque stelle del simbolo) Beppe Grillo scrive: «Se i trasporti ferroviari per i pendolari avessero un decimo dei finanziamenti della (inutile) alta velocità, milioni di italiani arriverebbero al lavoro o a scuola in orario senza doversi poi fare la doccia».

Notizia dell'ultima ora è un sussulto di buon senso della stessa sindaca che se ammette che non è nei poteri del Comune di Torino bloccare o meno l'opera (è un voto di indirizzo), e spetta dunque al governo decidere, l'analisi tanto annunciata da Toninelli deve essere, per la sindaca, compiuta al più presto. «Per rispetto di tutti gli interlocutori» aggiunge la Appendino. E forse pensa a quegli imprenditori che sono arrivati al punto di scendere in piazza per contestare l'eventuale, e per adesso solo paventato, stop alla Tav.

Saranno in tanti, tra rappresentanti di associazioni di categoria e degli ordini professionali a ritrovarsi a piazza Castello sabato 10. Fatto che a qualcuno può ricordare vagamente la marcia dei 40mila del 1980, quando la Torino borghese scese in piazza per protestare contro i picchettaggi davanti ai cancelli di Mirafiori.

Ciò che colpisce Silvia Fregolent, parlamentare del Pd, è proprio l'ambiguo dietrofront. Secondo la parlamentare piddina, infatti, la Appendino prima aveva fatto votare l'aula solo per rendere meno traballante il suo destino di prima cittadina torinese.

Riconquistato il consenso della base, suggerisce la Fregolent, ora la sindaca può tornare a lavarsi le mani del problema Tav.

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