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L'ispettore Chen oscurato dal Partito

A Shanghai lo conoscono come poliziotto integerrimo. Ma non per tutti è un pregio...

L'ispettore Chen oscurato dal Partito

L'ispettore Yu Guangming si diresse con passo pesante verso la sala riunioni del dipartimento di polizia di Shanghai. Era il mattino presto di un lunedì.

Pur essendo di fatto il funzionario a capo della squadra casi speciali, non era affatto entusiasta di partecipare a quella prima riunione congiunta con la squadra omicidi.

Anzi, Yu era proprio turbato e preoccupato, di pessimo umore. Nero come l'aria all'esterno, carica di smog.

L'indagine sui delitti seriali, assegnata alla sua squadra, era stata subito dirottata sulla omicidi guidata dall'ispettore Qin Xiejun.

E quello che era successo in seguito non era stato meno disturbante. Qin e i suoi uomini non si erano rivelati all'altezza dell'incarico, avevano sprecato tre settimane senza ottenere risultati. Intanto, altri due cadaveri erano stati ritrovati in circostanze simili, di primo mattino.

Di conseguenza il segretario del Partito Li Guohua, il boss numero uno del Partito al dipartimento di polizia, aveva voluto che l'ispettore Yu e il suo amico e superiore, l'ispettore capo Chen Cao, aiutassero Qin. Avrebbero svolto la funzione di consulenti informali, perché dell'indagine restava comunque incaricata la squadra di Qin. Se e quando il caso fosse stato risolto, il merito sarebbe andato a Qin. Se e quando il caso fosse stato risolto, il merito sarebbe andato a Qin

Ma Yu era in pensiero non tanto per questo quanto per Chen.

Quella situazione era un cattivo auspicio. Chen era stato un astro nascente del sistema, ma ormai era considerato fuori dalle grazie del Partito. E, per ironia della sorte, ciò era dovuto proprio ai suoi numerosi successi nelle indagini anticorruzione che avevano toccato funzionari del Partito di alto livello. Le conclusioni erano state ben diverse da quelle che avrebbe voluto vedere chi stava in alto, e Chen, classificato come un poliziotto che andava fino in fondo a modo suo in nome della legge e della giustizia, ma non nell'interesse del Partito, era finito nella lista nera. Ed era stato improvvisamente accantonato, pur rimanendo ancora ispettore capo, formalmente. In città aveva fama di poliziotto onesto e capace, quindi se l'avessero rimosso troppo in fretta dall'incarico avrebbero potuto esserci ripercussioni negative. Invece, impedirgli di svolgere indagini politicamente delicate sarebbe stato diverso. Nessuno al di fuori di una cerchia ristretta di persone ne avrebbe saputo qualcosa. Il segretario del Partito Li era un dirigente molto scaltro.

Yu immaginava le motivazioni della strategia di Li. Visto che si trattava di omicidi seriali Chen era particolarmente qualificato perché si era già occupato di un caso simile, ma questa volta avrebbero potuto esserci complicazioni politiche e Chen risultava privo dei requisiti necessari. Però la mancanza di progressi nell'indagine, il numero delle vittime e il subbuglio provocato dalle illazioni che circolavano incontrollate su internet avevano esercitato una pressione crescente su Li, che alla fine si era rivolto a Chen.

Chen d'altra parte conosceva fin troppo bene le dinamiche politiche interne al dipartimento. Nella sala riunioni, mentre sorseggiava il tè immerso nei fasci di luce che filtravano attraverso le persiane, mostrava un'aria disinvolta. Aveva inviato un sms a Yu invitandolo a partecipare a quella riunione insieme a Qin, già seduto al lungo tavolo con il fascicolo aperto davanti a sé.

Quando Yu entrò, Qin annuì con un'espressione un po' corrucciata ma decise di non commentare.

Dopo un paio di minuti arrivò anche Li. Salutò Chen con un cenno del capo, si sedette di fianco a lui e si girò verso Qin

«La prego, ispettore Qin, faccia un riassunto dei fatti più importanti per il nostro ispettore capo, e per tutti noi.» (...)

«La prima vittima, Peng Nian, una badante che faceva i turni di notte all'ospedale del popolo numero uno, è stata ritrovata circa tre settimane fa al Bund, prima delle sei. Nelle immediate vicinanze del ponte Waibaidu, con tutte le persone e tutte le auto che girano da quelle parti già a quell'ora. Luogo insolito, per un omicidio. E orario insolito. Causa della morte, un unico colpo inferto da dietro con un oggetto che potrebbe essere stato un mattone. Il cranio era spaccato. Verso le cinque e tre quarti un passante l'ha notata e ha subito segnalato il fatto, ma Peng era già morta quando è arrivata l'ambulanza.»

«Una badante che fa i turni di notte... Intende dire che assisteva i malati all'ospedale ma non era un'infermiera?» intervenne Li. Un'osservazione, più che una domanda.

«Sì, ci sono pazienti che necessitano di assistenza continua. Troppo pesante per le infermiere dell'ospedale, e anche per i famigliari. Un lavoro duro, ma Peng non aveva scelta. Aveva un marito costretto a letto, paralizzato, e un figlio di ventitré anni ancora a carico, con una dipendenza da videogiochi. Quella mattina, Peng aveva terminato il turno e stava tornando a casa a piedi...»

«Perché scartate la possibilità di uno scippo?» intervenne di nuovo Li, ansioso di rivendicare la sua posizione al dipartimento pur senza essere pratico delle procedure di indagine della polizia.

«Ecco... Non era certo una persona facoltosa, e non lo sembrava. Era più una povera zietta di campagna un po' rozza. All'ospedale svolgeva le mansioni più umili.» Qin posò sul tavolo una foto di Peng. «Direi che si può tranquillamente scartare la possibilità di uno scippo.»

Fino a quel momento la riunione era stata una conversazione a due tra Qin e Li.

Yu scrutò Chen, che aveva un'espressione insondabile ma sembrava comunque appagato dal ruolo di ascoltatore paziente.

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