Cultura e Spettacoli

Il fallito di Koch svela le illusioni di una "Easy life"

Il fallito di Koch svela le illusioni di una "Easy life"

Lo sappiamo tutti anche se non sappiamo (o non ci ricordiamo) di saperlo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Quindi è ovvio che, di fronte al successo dei manuali di auto-aiuto, qualcuno scriva un manuale contro i manuali di auto-aiuto. Infatti è puntualmente accaduto: lo ha fatto lo psicologo danese Svend Brinkmann (intervistato su queste pagine il 22 settembre scorso). E puntualmente il suo libro ha venduto un mucchio, facendogli guadagnare un bel po' di grana, segno che l'auto-aiuto, se non aiuta chi ne avrebbe bisogno, aiuta perlomeno sia chi ne scrive pro, sia chi ne scrive contro.

Insomma, è sempre una questione di punti di vista. Il punto di vista dell'io narrante nel nuovo libro di Herman Koch, Easy life (Neri Pozza, pagg. 126, euro 12,50, traduzione di Giorgio Testa), è quello dell'autore di un bestseller di auto-aiuto che si intitola proprio «Easy life», e che ha venduto 40 milioni di copie nel mondo, a partire dalla sua Amsterdam. Con tutto ciò che ne consegue: macchinoni, bella vita, un appartamento a Barcellona, serenità, ottimismo. L'auto-aiuto teorizzato da Tom Sanders, felicemente coniugato con Julia, è easy come dice il titolo: perdona appena puoi; sii indulgente e comprensivo con gli altri e con te stesso; non inseguire a tutti i costi l'originalità, perché obbedire ai cliché è rassicurante; non sentirti in colpa se resti a oziare sul divano; non fare oggi ciò che puoi rimandare a domani... Ovvio che venda milioni di copie un libro che consiglia alla gente di fare ciò che le va di fare. La gente ama chi le dice: hai ragione. Tom è un brillante cinquantenne, ritiene che la pensione sia «l'epilogo troppo lungo di una vita non vissuta», e che «anche le persone normali hanno diritto alla loro dose di adrenalina».

Ed eccolo subito accontentato... La sera in cui dai Sanders si festeggiano i 59 anni di Julia, non ci sono né Dennis, il figlio maggiore, da anni in Canada con la moglie Caitlin, né Stefan, il figlio minore, sposato con Hanna. Comunque i padroni di casa e gli ospiti bevono e ballano con i patetici movimenti ingessati tipici delle persone quasi anziane, e fingono di divertirsi. A un certo punto suona il campanello. Ad aprire va Tom. E in quel preciso momento il suo personalissimo auto-aiuto parte per andare a prenderlo in quel posto. Alla porta c'è infatti Hanna, con la faccia tumefatta e l'aria più triste e sbattuta del solito. A modo suo, cioè temporeggiando, svicolando e minimizzando, da quella sera Tom prova per qualche settimana, senza confessarlo a Julia, ad applicare i dettami del suo «Easy life» alla nuora, vittima del violento Stefan. Fallirà alla grande, naturalmente, imparando a proprie spese che i problemi (anche quelli di cuore, e non nel senso clinico) vanno affrontati, non nascosti sotto il tappeto.

In Easy life, Herman Koch aggiunge un altro personaggio alla sua già ricca collezione di falliti e sconfitti. Viene da pensare che questo genere di uomini sia la sua rassicurante scorta di auto-aiuto..

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