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Inchiesta sulle nomine in Comune, Virginia Raggi assolta

Dopo l'assoluzione, il sindaco piange e abbraccia il marito: "Spazzati via due anni di fango, vado avanti a testa alta". Ma il pm la avverte: "Siamo pronti a fare ricorso"

Inchiesta sulle nomine in Comune, Virginia Raggi assolta

"Il fatto non costituisce reato". Virginia Raggi è stata assolta dall'accusa di falso documentale in relazione alla nomina di Renato Marra. Alla lettura della sentenza la sindaca grillina, visibilmente commossa per l'esito del processo, ha abbracciato i tre legali, baciato il marito e stretto le mani al pm Francesco Dall'Olio e al giudice monocratico Roberto Ranazzi. "La procura di Roma farà ricorso in appello soltanto dopo la lettura delle motivazioni", ha già fatto sapere la pubblica accusa che ieri aveva chiesto la condanna a dieci mesi di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche.

"Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città e per i nostri cittadini". Le mani al viso, il pianto liberatorio e il lungo abbraccio ai legali e al marito. La Raggi ha accolto la sentenza di assoluzione dall'accusa di falso con visibile commozione. Dopo quarantacinque minuti di camera di consiglio, il giudice Ranazzi l'ha assolta con formula piena per la nomina di Renato Marra, fratello dell'ex capo del personale Raffaele, alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma. E ora i Cinque Stelle torna ad alzare la voce. Dopo aver pubblicamente fatto sapere che, in caso di condanna, sarebbe valso anche per la Raggi il codice etico del movimento, Luigi Di Maio è subito salito sul carro del sindaco per confermargli il proprio sostegno: "Forza Virginia! Sono contento di averti sempre difesa e di aver sempre creduto in te". Per il capo politico dei pentastellati diventa così l'occasione per rilanciare la stretta sulla stampa: Il peggio in questa vicenda lo hanno dato invece la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi".

Al termine della lettura della sentenza la Raggi ha ringraziato pubblicamente il tribunale di Roma per aver "messo fine a due anni in cui sono stata mediaticamente e politicamente colpita con una violenza inaudita e con una ferocia ingiustificata". Adesso vuole liberarsi "in un solo momento del fango che hanno prodotto per screditarmi, delle accuse ingiuriose, dei sorrisetti falsi che mi hanno rivolto, delle allusioni, delle volgarità, degli attacchi personali che hanno colpito anche la mia famiglia". "Vorrei, soprattutto, che questo fosse un riscatto per tutti i romani, di qualsiasi appartenenza politica, perchè il loro sindaco ce la sta mettendo tutta per far risorgere la nostra città", ha scritto sul proprio profilo Facebook. "Non provo rancore - aggiunge - nei confronti di nessuno. Mi auguro che quanto accaduto a me possa divenire una occasione per riflettere: il dibattito politico non deve trasformarsi in odio".

Nonostante l'assoluzione, le opposizioni tornano formalmente a chiedere le dimissioni della Raggi dallo scranno più alto del Campidoglio. La presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini, ha spiegato che il sindaco resta "colpevole di manifesta incapacità per aver ridotto Roma una discarica a cielo aperto, per non essere stata in grado di dare la minima risposta anche a uno solo dei gravi problemi della città che si riprometteva di risolvere, dando arrogantemente la patente di incompetenti a tutti coloro che l'hanno preceduta". Per Forza Italia, infatti, l'unico giudizio valido deve essere politico. "Se avesse un minimo di dignità - insiste la Bernini - dovrebbe lasciare perchè ha miseramente fallito come amministratore".

Dello stesso avviso anche il Partito democratico secondo cui la Raggi avrebbe dovuto lasciare già da tempo per "manifesta incapacità di gestire una città come Roma, senza mai assumersi le sue responsabilità e attribuendole sempre agli altri.

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