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Kabul apre al dialogo con i talebani I militari italiani: il Paese cambia

Il governo pronto a colloqui senza condizioni. È la prima volta

Kabul apre al dialogo con i talebani I militari italiani: il Paese cambia

Kabul Il governo di Kabul è pronto «a colloqui di pace con i talebani senza condizioni preliminari». Lo hanno dichiarato ieri a Mosca, alla conferenza sull'Afghanistan, alcuni membri del Consiglio di pace afghano. Al tavolo le due parti si sono incontrate per la prima volta nella storia e si sono mostrate aperte a un dialogo. Il cambiamento si era già percepito lo scorso luglio, quando in occasione del festival islamico di Eid al-Fitr i talebani avevano accettato una tregua di tre giorni ed erano scesi a Kabul per festeggiare con la gente.

L'aria in Afghanistan sta cambiando, anche se il percorso per una svolta concreta è ancora lungo. Lo ha confermato anche il generale Massimo Panizzi, Senior national representative italiano presso la missione Rs (Resolute support) della Nato a Kabul. «C'è ancora molto da fare - ha raccontato al Giornale -, ma il lavoro svolto fin qui è servito. Il nostro impegno ha un'importanza strategica enorme. In questo Paese ci sono delle istituzioni giovani che stanno andando avanti con positività. Ma anche da parte dei talebani c'è un'apertura al nuovo. Molti di loro non ne possono più della guerra e dei combattimenti, anche perché la gente li percepisce come terroristi». Il cambiamento lo si è notato anche nel corso delle ultime elezioni, quando non ci sono stati eventi particolarmente disastrosi. «Qui a Kabul - ha chiarito il generale Sergio Cardea, responsabile della stabilizzazione per la missione Rs - si nota che ci sono in giro molte meno donne col burqa. Anche l'emancipazione femminile fa parte di un processo lento, ma costante». I social network, peraltro, hanno aiutato a diffondere una cultura diversa. Oggi i giovani ascoltano musica occidentale e guardano video. E lo stesso fanno i talebani, che per la prima volta hanno mostrato di capire che non è attraverso lo scontro che si arriverà mai a una soluzione. Gli afghani, oggi, chiedono all'Occidente di avviare unprocesso di transizione, di avere armamenti all'avanguardia per poter tenere sotto controllo le frange più estremiste che, finanziate da Paesi quali Pakistan, Russia e Iran, continuano a seminare il terrore. Ma ringraziano per l'impegno fin qui profuso dai Paesi esteri, e tra questi l'Italia in prima linea, che hanno lavorato per arrivare a soluzioni concrete. D'altronde lo ha detto due giorni fa, in visita al contingente italiano a Herat, anche il segretario generale Nato Jens Stoltenberg che «i talebani otterranno di più sedendosi al tavolo dei negoziati». «Sono i benvenuti - ha detto Stoltenberg -. La nostra presenza serve a creare le condizioni per negoziare la pace.

Rimarremo qui finché sarà necessario».

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