Politica

Trump atterrato Oggi è a Parigi Tutte le grane a casa in attesa

Roberto Fabbri

«Non conosco Whitaker, ma gode di grande considerazione e ha un'ottima reputazione». Chiunque sospetti che la principale dote di Donald Trump sia saper mentire senza ritegno ha pensato che pronunciando questa frase prima di imbarcarsi per Parigi il presidente degli Stati Uniti abbia superato se stesso. Matt Whitaker, nominato ministro della Giustizia all'indomani delle elezioni di midterm dopo le dimissioni forzate di Jeff Sessions, è infatti un fedelissimo di Trump, che lo ha scelto con l'evidente scopo di fargli bloccare il dossier che più lo preoccupa: l'inchiesta sul Russiagate condotta dal procuratore speciale Robert Mueller. Agli addetti ai lavori questo appare solare, ma Trump parla con loro solo per screditarli, e rivolge invece i suoi messaggi di semplice impatto a una platea ben più vasta e manipolabile. Per questo si è sentito libero di aggiungere, prima di salire sull'Air Force One: «Non ho parlato con lui del Russiagate. È una vergogna ed è molto triste che venga preso di mira chiunque io indichi».

Partendo per Parigi, dove domani parteciperà alle solenni cerimonie per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, Trump lascia aperte dietro di sé numerose delicate questioni. La più seria, come si è detto, è quella del Russiagate, che è percepita da parte dell'opinione pubblica americana - quella a lui più ostile - come un problema di ostacolo alla ricerca della verità. Collegata a questa c'è la sempre più accesa polemica del presidente con i giornalisti. Non contento di aver fatto togliere l'accredito alla Casa Bianca al «maleducato» Jim Acosta dell'odiata Cnn, ieri ha pubblicamente definito «molto stupida» una domanda di un'altra collega della Cnn, che gli aveva chiesto se volesse «mettere in riga Robert Mueller». Poi ha minacciato «altri ritiri di accredito».

Tra le altre seccature presidenziali spicca poi la polemica riaperta con i democratici dopo che lo spettro del riconteggio dei voti per l'elezione dei senatori della Florida, della Georgia e dell'Arizona - dove i candidati repubblicani erano dati per vincenti - si sta materializzando.

Ci si è anche messo un giudice dello Stato del Montana - nominato da Barack Obama - a creare problemi a Donald Trump, motivando con «necessarie verifiche ambientali» l'annuncio del blocco dell'oleodotto XL Keystone che il presidente aveva autorizzato due giorni dopo la sua elezione alla Casa Bianca.

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