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Giornali, Di Maio insiste sugli insulti: "Nessun passo indietro"

Il grillino no fa passi indietro dopo gli insulti ai giornalisti: "Quando ve vò ce vò". E attacca: "Il processo alla Raggi è stato trasformato nel processo ad Al Capone"

Giornali, Di Maio insiste sugli insulti: "Nessun passo indietro"

Non fa nessun passo indietro Luigi Di Maio dopo gli insulti rivolti ai giornalisti. Anzi: "Quando ve vò ce vò", dice con fare romanesco. Ospite a 'Non è l'Arenà su La 7, il vicepremier grillino ribadisce la sua posizione dopo la sentenza su Virginia Raggi. "L'assoluzione piena della Raggi perchè il fatto non sussiste - ha detto - ha dimostrato che i titoloni dei giornali che parlavano di corruzione imminenti, arresti" non erano vere e "hanno dimostrato lo stato della stampa in questo Paese: troppi giornalisti peccano di disonestà intellettuale".

Secondo Di Maio "il processo alla Raggi è stato trasformato nel processo ad Al Capone". "Posso avere il diritto di arrabbiarmi?", ha aggiunto il grillino i cui atti delle sue dichiarazioni saranno trasmesse al Consiglio disciplina regionale dell'Ordine dei giornalisti dove è iscritto come pubblicista. Per il vicepremier i giornalisti hanno "reagito come una casta" e la categoria invece dicondannare gli attacchi a mezzo stampa, adesso "vuole cacciare me dall'ordine dei giornalisti, visto che sono pubblicista, e faranno i falsh mob contro di me". La realtà, sostiene ancora Di Maio, è che "troppi giornalisti peccano didisonestà intellettuale".

Sulla manovra, invece, il leader del M5S si è detto tranquillo. "A me è piaciuta una frase del ministro Tria in questi giorni, quando ha detto: quello che ci chiede la Ue per rispettare le regole è una manovra suicida - ha spiegato il grillino - Se ci chiedete di massacrare gli italiani per noi è no. Se ci chiedete di tagliare un pò di sprechi, cercate di reperire un pò di risorse in più, per me ci può essere un dialogo. Il popolo italiano ha già dato troppo alle regole europee".

Diversa, invece, la posizione di Salvini che ha provato in giornata a stemperare gli animi: "A noi i giornalisti stanno simpatici, anche perché ci trattano sempre bene.

Noi siamo dei signori", ha detto il vicepremier alla scuola politica della Lega a Milano.

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