Cronache

Intanto la sinistra va al "processo" contro Karl Marx (e lo assolve)

Intanto la sinistra va al "processo" contro Karl Marx (e lo assolve)

Un verdetto prevedibile? Un verdetto scontato? Carlo Marx è stato assolto. Non dalla Storia ma dalla platea del teatro Eliseo dove l'altra sera è andato in scena il suo processo. Il padre del comunismo salvato dai pariolini. L'ultimo appuntamento con i Protagonisti della Storia, da dividere in colpevoli o innocenti, ha portato sul banco degli imputati l'autore del Capitale. Il palco dell'Eliseo trasformato in tribunale con un presidente (Augusta Iannini), un pm (Fiammetta Palmieri, magistrato in servizio presso il Csm), un avvocato (Fausto Bertinotti) e ovviamente un imputato (il sociologo Domenico De Masi). A questi si aggiungono poi i test dell'accusa (Giovanni Lo Storto e Annalisa Chirico) e della difesa (i giornalisti Elisa Anzaldo, moglie di Marx, e Federico Geremicca, nei panni dell'amico Engels).

Dicevamo che l'assoluzione era già nell'aria ancor prima di iniziare il processo (dove non si sono risparmiati colpi bassi fino al più scorretto: far spifferare al medico di famiglia dei Marx le «colpe» e le «disattenzioni» di genitori poco apprensivi). I capi d'accusa erano due: abuso della credulità popolare e istigazione a delinquere. «Era un rivoluzionario!» Tuonavano i test dell'accusa. «Voleva una palingenesi violenta». «Un filosofo non vuole cambiare il mondo, lui sì». «Voleva abbattere lo Stato e le classi sociali». «E poi - chiosavano ironici - non aveva il senso del denaro e viveva (e soprattutto faceva vivere la sua famiglia) nella più penosa indigenza». «La Storia lo ha già condannato», spiega il pubblico ministero che suggeriva come pena accessoria di costringere il condannato a vedere e rivedere in eterno il filmato dove gli operai della Germania comunista abbattono a colpi di martello il Muro. L'avvocato, però, sono decenni che ripete la stessa arringa. È allenato. «Non date al povero Marx colpe che sono semmai di Lenin e Stalin», esorta Bertinotti. «Non ci può essere colpa nello scrivere e nel pensare», gli fa eco De Masi (Marx). «Mi date del rivoluzionario come fosse un insulto - dice - ma lo fate solo con me. Per Stravinsky, per Picasso e per lo stesso Gesù invece era un complimento». Alla fine la platea (molto generone, molta classe dirigente, molto salotti buoni) l'ha assolto.

Replicando quanto già successo alle elezioni di marzo, quando gli unici quartieri a far vincere il Pd sono stati il centro storico e i Parioli.

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