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La lista nera dei 5 Stelle: c'è anche "il Giornale" tra quelli da imbavagliare

Il blog indica i "cattivi" non obiettivi. Di Battista rilancia e mette tra i "buoni" il suo Travaglio

La lista nera dei 5 Stelle: c'è anche "il Giornale" tra quelli da imbavagliare

Una cosa va detta: l'idea di «libertà di stampa» che hanno i grillini di governo è tanto elementare quanto chiara: chi li critica è un venduto-pennivendolo-infame-puttana, al soldo di editori zozzoni, e va licenziato e/o imbavagliato. Chi li loda e li imbroda è invece un Grande Giornalista dalla Schiena Dritta, meritevole di Pulitzer.

Per essere ancora più precisi, e facilitare il compito ai loro seguaci, gli animosi agit-prop del partito Casaleggio stilano anche due apposite liste: una nera, con i cattivi che il governo dovrà punire (il Giornale, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero e Libero, manca stranamente il Corriere della Sera). L'altra d'oro, con i nomi delle Schiene Dritte, affidata ad un post del logorroico Alessandro Di Battista (che ne approfitta per parlare per lo più di sé medesimo e della sua lotta mondiale contro «il neoliberismo e le sue nefandezze»). E qui si leggono i nomi degli eroi della «informazione» grillina: su tutti svetta - ma dai - Marco Travaglio, che peraltro è anche il direttore che pubblica gli sproloqui (involontariamente) esilaranti di Dibba dal Sud America, ergo doppiamente meritevole. Segue naturalmente la Milena Gabanelli, mancata presidenta della Repubblica e della Rai, ma sempre alle prese con le sonore smentite che si becca ogni sua «inchiesta», poi nomi sparsi: Massimo Fini, Pietrangelo Buttafuoco («uno degli ultimi intellettuali rimasti», scolpisce Dibba, che della materia si intende), Franco Bechis. Per chiudere in bellezza con Fulvio Grimaldi (faceva previsioni del tempo a Rai3, nella Prima Repubblica) e Luisella Costamagna. Loro sì, spiega il caraibico aspirante reporter, che «sono liberi», e non quei «sepolcri imbiancati» che «non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi».

La lista dei Buoni di Dibba è (immaginiamo) sufficientemente imbarazzante per chi ci è finito: meglio non infierire. Quanto ai giornali cattivi e da punire, la loro colpa - spiega il blog delle Stelle - è di avere «editori impuri», ossia rei di «interessi nel business e nella politica». Il che, detto dal blog della Casaleggio, che oltre a gestire aziende di consulenza e partiti di governo ha anche la branca «Casaleggio Editore» (puro?), farebbe ridere se non facesse piangere. Anche Dibba, in singolare sintonia con la Casaleggio, condivide la lista dei cattivi, e svela anche le vere ragioni delle critiche che il Giornale e Repubblica fanno a M5s: una vendetta contro di lui. «I giornali di Berlusconi non mi hanno mai perdonato di essere andato sotto Villa San Martino per leggere la sentenza di condanna per Dell'Utri». Mentre Repubblica «non mi ha mai perdonato di aver parlato del passato inglorioso dell'Ingegnere». Ecco.

L'operazione comunque pare ridicola persino ad una parlamentare M5s, la «dissidente» Elena Fattori, che chiede ai giornalisti eletti nel suo partito di dimettersi «per coerenza». Cosa che mette in allarme uno di loro, Gianluigi Paragone, che la insulta: «Sei in stato confusionale». Il povero premier Conte intanto si arrampica sugli specchi per difendere la libertà di stampa e nel contempo dar ragione ai grillini.

E l'Autorità per le comunicazioni lancia moniti: «Ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell'informazione».

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